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Febbraio-Marzo/2007 - Lettere
Le vostre lettere
di

Per Raciti

Egregio Direttore,
sono il segretario della Seconda Sezione Lavoro (Trasporto pubblico locale) dei Democratici di Sinistra d’Italia e siamo abbonati alla vostra bella ed interessante rivista.
Il mio nome è Paolo Mistri, e a nome mio in particolare, della mia Compagnia e dei miei iscritti, vorrei esprimere, per quanto inutile, la nostra vicinanza a voi, Lavoratori con la L maiuscola, nostri angeli custodi che rischiate la vita per un pugno di euro.
Filippo Raciti era innanzitutto un padre di famiglia e poi un lavoratore, uno di quegli uomini usciti di casa per guadagnare un tozzo di pane e che a casa per una serie di concatenazioni assurde (fra cui alcune leggi) dalla sua sposa, mai più farà ritorno.
Vi siamo vicini, molto e in maniera confidenziale, vorremmo dirvi forza ragazzi, non mollate, nel nostro piccolo siamo con voi sempre!
Paolo Mistri - Genova
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Riflessione su Catania

Egregio Direttore,
oggi pensavo al caro collega di Catania, l’ispettore capo Raciti, che per colpa di un gruppo di idioti non avrà la gioia di riabbracciare i propri bambini, né gioire con i propri cari.
In merito a ciò ho seguito decine di dibattiti televisivi fatti da persone che vengono indicate come esperti ma, fatemi passare il termine, non sanno nulla della realtà o vivono in un altro Paese. C’è chi vorrebbe chiudere gli stadi per sempre, chi invece vorrebbe vedere questi mascalzoni chiusi in carcere per dieci o venti anni, chi vorrebbe far giocare le partite a porte chiuse e chi leggi speciali e chi più ne ha più ne metta sul tavolo della demagogia.
Ma la realtà è un’altra. E noi che giorno per giorno la viviamo sulla nostra pelle lo sappiamo bene, si faranno tavoli rotondi, tavoli quadrati, simposi, riunioni, vertici ma la logica che guiderà tutto questo darsi da fare è sempre la stessa, cioè quanto ci perdiamo e quanto guadagnamo (in soldoni intendo) quanto vale la vita di un “poliziotto” o di un “tifoso”? La risposta volete che ve la dico io o ci siete già arrivati? Il mio vuole essere solo un semplice sfogo tanto, almeno io l’ho messo in conto già dal 1993 quando mi sono detto “è uno sporco lavoro... ma qualcuno deve pur farlo”.
Un’altra riflessione mi viene da fare su alcuni commenti che ho ascoltato, sempre in questi dibattiti televisivi, ossia questi giovani, definiti ad onor del vero, da tutti come delinquenti, assassini, disadattati, ecc. ma sotto sotto giustificati perché è la società che li rende così aggressivi, è il governo che non fà nulla per alleviare le loro sofferenze, magari passandogli gratis il cellulare o qualche grammo di “roba”. Ora viene spontaneo chiedermi: ma se quella maledetta sera a morire non fosse stato un nostro ispettore ma malauguratamente nei “caroselli” con le macchine un collega avesse investito e ucciso uno di questi giovani innocenti, disadattati, cosa sarebbe accaduto? Sicuramente un’impiccaggione immediata del Ministro dell’Interno, poi del questore di Catania e a seguire del dirigente del Reparto Mobile, e per finire un piazzale Loreto per il collega autista che per quella sera, magari aveva chiesto un recupero riposo, negato dall’esigenza dello stadio.
Codiali saluti
Pasquale F. - Assistente della Polizia di Stato
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Il loro stadio, i nostri soldi

Gentile Direttore,
il Consiglio comunale di Torino, il 12 febbraio scorso ha approvato la richiesta di almeno 120 milioni di euro che lo Juventus Football Club Spa inoltrerà al Credito Sportivo. Hanno votato a favore tutte le forze politiche, tranne il consigliere della Lega, contrario, e i 4 consiglieri di Rifondazione, astenuti. Quei soldi serviranno per costruire il nuovo stadio della Società e i centri commerciali adiacenti.
Nell’epoca in cui le società calcistiche sono anche Spa, un mastodontico finanziamento pubblico a tasso zero restituibile in 20 anni, altera non solo la competizione sportiva, ma pure il mercato azionario. In questa città, poi, la questione stadi assume toni da tragicommedia. Dopo aver ottenuto cinque anni fa dal comune per 25 milioni (meno di un terzo del valore commerciale) il Delle Alpi e il terreno circostante, senza aver mai provveduto alla ristrutturazione a proprie spese, che era alla base dell’accordo, la Juventus Spa in autunno ha dichiarato che avrebbe finalmente cominciato ad adeguare l’impianto secondo le norme Uefa e il decreto Pisanu, per un costo di 18 milioni, rendendolo disponibile per Euro 2012. A distanza di pochi mesi, fiutando la possibilità di finanziamenti pubblici, si è passati dalla ristrutturazione allo stadio faraonico, comprensivo di centri commerciali.
A metà gennaio scorso il presidente bianconero, Cobolli Gigli, dichiarava di lavorare a un nuovo progetto da 90 milioni. A febbraio il preventivo era lievitato ad almeno 120 milioni di euro, anticipati inconsapevolemente dai gentili contribuenti italiani. Con molti meno soldi sarebbe possibile e doveroso candidare per gli Europei un impianto di proprietà del Comune come lo stadio Olimpico, ampliandolo e avvicinando gli spalti al terreno da gioco. E’ un impianto inaugurato da meno di un anno, pensato unicamente per le Olimpiadi, che evidenzia la miopia con cui è stato progettato e che a causa della scarsa capienza attuale rischia di essere abbandonato a breve anche dal Torino FC.
In un Paese come il nostro, in eterna difficoltà con servizi e denaro pubblico, è vergognoso versare una cifra simile nelle casse di una privata Spa. Il sindaco Chiamparino, insieme alle altre geniali menti dell’operazione, gli assessori Montabone (Sport) e Viano (Urbanistica), ripetono che l’opera è necessaria per avere gli Europei a Torino e spiegano che dalle casse comunali non uscirà un euro. Sono argomenti penosi: con un piccolo ed economico ampliamento ad almeno 30mila posti, lo stadio Olimpico, impianto pubblico, può ospitare gli Europei. I 40mila posti del Nuovo Delle Alpi sono infatti necessari solo dai quarti di finale in poi, permettendo alla città di ottenere tre partite anziché due. Si anticipano quindi almeno 120 milioni di denaro pubblico per un solo incontro.
Il Credito Sportivo fornisce finanziamenti pubblici non comunali, ma comunque statali, quindi sempre soldi nostri. Se anche si decidesse, per ragioni difficilmente accettabili, di candidare il Delle Alpi invece dell’Olimpico, sarebbe comunque inconcepibile sostenere un finanziamento superiore ai 18 milioni effettivamente necessari per poter giocare i quarti di finale a Torino. Lo Stato deve provvedere alla necessità, non al lusso.
Non si capisce inoltre cosa c’entrino le attività commerciali con il Credito Sportivo e quindi perché questo dovrebbe finanziarne la costruzione. Se un privato cittadino decide di intraprendere un’attività commerciale, supporta sulle sue spalle i costi dell’iniziativa. Se lo fa la Juventus Spa, le sue spese sono finanziate a tasso zero con i nostri soldi. E’ uno scandalo alla luce del sole che spreca un’ingente quantità di denaro dei contribuenti.
I tifosi granata di Torino

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