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Maggio-Giugno/2007 - La 'nera' al microscopio
L’opinione dell’avv. Nino Marazzita
Il suo è vero pentimento
di Intervista a cura di Ettore Gerardi

Ora che la vicenda
giudiziaria si avvia
a conclusione
non avrebbe motivo
di simulare
una fede religiosa


La Guerinoni, a tuo giudizio, poteva considerarsi una “mantide religiosa” solo per le molteplici relazioni con uomini? O piuttosto di certi “marchi” sono responsabili i giornalisti?
Certamente la Guerinoni si può considerare una mantide religiosa, così come è stata giornalisticamente definita, perché era una donna che aveva un grande sex-appeal nei confronti degli uomini.
Adesso non voglio banalizzare la cosa, ma si usa dire di una donna bella che attira gli uomini, che è una gatta morta. Questo lo dico, anche se mi pare una banalità, un modo di dire abbastanza banale, ma in questo caso renderebbe l’dea. Una donna che non era propositiva nell’affascinare gli uomini, non si proponeva, ma negli atteggiamenti, nel modo di stare seduta, nel modo di parlare, nel modo di guardare, era una donna che attirava gli uomini in un modo non normale. Era certamente una mantide religiosa.
I giornalisti devono per forza scegliere slogan cattivi. Non bisogna demonizzare la stampa quando questa trova slogan, come amanti diabolici, la mantide religiosa, ecc. Pensa al Mostro di Firenze, è una definizione ignobile, però evocare il mostro o evocare figure mitiche della storia, non se ne può fare a meno. Comunque resta sempre un marchio giornalistico. Devo dire che, nel caso Guarinoni, il marchio giornalistico e la realtà in buona parte coincidono.
Una donna, per quanto bella e affascinante, può trascinare al delitto (o alla complicità) gli uomini che la frequentano?
Questo accade, ovviamente quando si tratta di uomini che non hanno grande temperamento, un grande carattere e sono completamente trascinati dall’amore. Devo dire che purtroppo l’omicidio nei confronti delle donne, accade spesso, perché la donna (mi scusino i lettori se divago un po’), per esempio, non accetta certe offerte, perché ci sono innamorati folli, che credono di essere ricambiati e non lo sono. In questi casi le vittime sono sempre le donne. Che le donne possano avere una notevole influenza per trascinare al delitto gli uomini questo è nella storia del mondo e continua ad esserci.
Ripeto, non può essere una regola generale, però ci sono uomini che davanti alla bellezza di una donna, all’innamoramento, all’attrazione sessuale, allo scambio di sentimenti, spesso tutto questo in un miscuglio completo, sono completamente in balìa della donna di cui sono innamorati. Se la donna di cui sono innamorati, dovesse indicargli un nemico, questi sono pronti avendo un carattere debole, senza forza d’animo, diciamo pure senza morale e senza etica. Purtroppo ci sono questi uomini.
Debbo dire che per fortuna non ci sono tante donne che hanno tanto fascino, ed usano malamente il fascino. Questa è una regola generale e come tutte le regole generali hanno le eccezioni.
Il pentimento e la redenzione: almeno per Gigliola Guerinoni c’è da credere che il carcere redime i condannati?
Devo dire che, avendo conosciuto la Guerinoni nella parte finale della sua vicenda giudiziaria, il suo pentimento mi è sembrato assolutamente sincero. Negli atteggiamenti, nelle parole che diceva non c’era ambiguità né strumentalità. Adesso che la Guerinoni ha finito, la sua vicenda giudiziaria, dimenticata, lontana nel tempo, lei continua ad essere una donna che ha fede. Il cambiamento genetico da mantide religiosa a donna che crede è avvenuto. Ed ora è diventata una stiratrice.
Devo dire che il senso del dovere lo ha sempre avuto. Questo mi risulta anche nella rilettura degli atti giudiziari. E forse questo senso del dovere è stato il punto di forza per un cambiamento genetico che ha trovato sbocco nella fede religiosa. Questo è il mio parere. Lo dico perché ho incontrato spesso tante persone che fingono una fede religiosa che non c’è stata e non ci sarà mai. Lei ora è in semilibertà, la sera deve rientrare a Rebibbia Femminile, ma la vicenda ormai è scontata e per altro si sta risolvendo perché ha avuto tre anni di condono, quindi ha quasi risolto la sua vicenda.
Ora non avrebbe motivo di simulare una fede religiosa. Comunque è una donna che ha il suo temperamento, la sua forza d’animo. I primi tempi l’avevo trovata molto impaurita, poi piano piano ho contribuito a farle ritrovare una grinta che c’era già, che c’era sempre stata. Ricordo che quando la incontrai era completamente fiaccata dalla vicenda giudiziaria. La vicenda giudiziaria fiacca tutti, i deboli li distrugge; spesso fiacca anche le resistenze dei cosiddetti forti. La Guerinoni la trovai debole ed impaurita, poi sono riuscito un pochino a farle ritrovare la grinta che aveva prima, una grinta verso la vita. Voler continuare a vivere con determinazione. E credo che in questo la fede è un’ottima medicina per ricostruire una personalità, una forza, una struttura di fondo che il carcere fa perdere.
Consentimi una disgressione, forse però pertinente: il carcere destruttura il colpevole, distrugge l’innocente quando poi questo va in carcere per un errore giudiziario. Recentemente ho avanzato una richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione per una persona che era stata condannata a trent’anni per un’omonimia. Io ho preso questa causa, ho fatto la revisione ed è uscito, dopo aver fatto 11 anni di carcere, che era innocente. Adesso ho richiesto una determinata cifra per il risarcimento ed il giudice della Corte d’Appello deve far fare degli accertamenti di tipo psicologico, per cercare di capire in che misura ha influito la detenzione.
Il carcere non è lo stesso per tutti. Ho conosciuto persone impazzite dopo sei mesi di carcere e gente che dopo quindici anni di carcere ha retto bene. Quindi la Corte d’Appello che ha fatto il processo di revisione e che ha assolto questa persona, mi ha fatto il ragionamento che è lungo il tempo per capire in che misura dobbiamo risarcire; io ho chiesto invece che venga provvisoriamente corrisposto un sostegno economico. E’ stato stabilito un modesto compenso di novecento euro al mese. E’ poco ma è un segnale. Questo fino a quando non si arriva a quantificare il danno.
Purtroppo di questi casi ce ne sono molti. In questo caso lui ha avuto la sfortuna di chiamarsi Giuseppe e di essere un geometra. Una persona che era stata uccisa in un agguato, prima di morire ha detto: “Mi ha ucciso questo, questo - e mentre stava perdendo le forze, ha aggiunto il terzo nome - Giuseppe il geometra”. Io sono riuscito, attraverso un avvocato civilista molto in gamba, a fare degli accertamenti ed abbiamo trovato il vero Giuseppe, che era geometra e che poi si è deciso a confessare.

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