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Agosto-Settembre/2007 - Interviste
Puglia
"Il Mediterraneo nella nostra agenda di governo
di Intervista a cura di Paolo Pozzesi

Nichi Vendola, presidente della Regione, afferma
la necessità di “introdurre la cultura
della cooperazione come un dato quotidiano
di lavoro”. Per quanto riguarda l’immigrazione
ritiene urgente una riforma radicale
della Bossi-Fini “che di fatto ha consegnato
gli immigrati in mano alla malavita”


Presidente Vendola, la Puglia si presenta come una Regione dinamica, ricca di prospettive e di promesse di sviluppo, ma non sembra siano risolti i nodi oscuri della criminalità organizzata, e degli inquinamenti che derivano dalla sua presenza. E’ giusto parlare di una doppia realtà? E comunque, come pensa di agire, e reagire, il governo regionale?

Bisogna fare attenzione a non gridare “al lupo al lupo” e a non mescolare fenomeni differenti. Un conto è la criminalità organizzata e la sua presenza in Campania con camorre che sono interne alla Pubblica amministrazione, al sistema di potere, al mondo dell’economia e degli appalti; un conto e' la criminalità organizzata in Calabria e in Sicilia; un altro conto è la criminalità organizzata in Puglia, con clan mafiosi che hanno una bassa capacità di penetrazione nei ranghi della Pubblica amministrazione, che sono riusciti soltanto a scalfire il mondo dell’economia e il mondo della politica, ma mai a penetrarli.
Questo non significa che noi dobbiamo abbassare la guardia, però dobbiamo sapere anche quale è stato il successo di una repressione sistematica dei clan mafiosi. La Puglia credo sia tra le Regioni all’avanguardia nella lotta ai poteri criminali. Abbiamo la più avanzata legge d’Italia in tema di lotta al racket e all’usura che mette al centro il risarcimento alle imprese e alle famiglie; abbiamo la legge contro il lavoro nero che dà maggiori diritti ai lavoratori e indebolisce le organizzazioni criminali o para-criminali.

La Puglia, sono parole sue, è un “crocevia di scambi e frontiere aperte, che mescola i punti cardinali e i popoli, dentro quel Mediterraneo che torna ad essere molto più di un mare”. Ma come conciliare le frontiere aperte con il problema dei flussi di clandestini?
Sul tema dell’immigrazione non si possono fare soltanto proclami, non basta la commozione retorica, ma è necessario un impegno serio e organico che coinvolga tutti. Un fenomeno come quello migratorio, carico di sofferenza, fatica, ferite morali e materiali, necessita di politiche capaci di dare a tutti dignità, speranza e futuro. Non lo dico per un velleitario e vago umanitarismo, ma perché sono convinto che questa sfida deve coinvolgere ciascuno di noi con grande senso di responsabilità.
È necessaria un’Unione Europea che cessi di essere una fortezza blindata e spaventata, che al pattugliamento della Libia e del Mediterraneo scelga di costruire nuovi percorsi d’integrazione, inventandosi nuove forme di cittadinanza e di estensione dei diritti.
Qui in Puglia abbiamo messo il Mediterraneo nell’agenda della nostra azione di governo cercando di introdurre la cultura della cooperazione come un dato quotidiano di lavoro.

Le leggi in vigore, come la Bossi-Fini, sono inadeguate, i Cpt, i Centri di permanenza temporanea, dovrebbero essere chiusi. Ma non ci si può limitare a dire “no” all’esistente. Che cosa si dovrebbe fare, concretamente?
Innanzitutto, credo che sia necessaria una riforma radicale della Bossi-Fini che di fatto, ha consegnato gli immigrati in mano alla malavita. È necessario, poi, battersi per impedire che nascano nuovi Cpt e perché siano chiusi tutti quelli già esistenti, consegnandoli per sempre all’archivio degli orrori.
Sono persuaso che la “politica estera” di una Regione, possa determinare quelle politiche di solidarietà, di sviluppo, di benessere, di inclusione sociale e di integrazione tra le diverse culture.

L’arrivo degli immigrati è spesso visto come un problema di ordine pubblico, e collegato alla diffusione della microcriminalità: è un’opinione condivisa da molti, e le cronache spesso sembrano convalidare questa sensazione. E’ una visione totalmente errata, o parziale, di un problema di più ampia portata? Ma anche così, basta questo richiamo a sedare le preoccupazioni di molti cittadini?
Credo che si tratti di una visione molto parziale di un fenomeno che richiede la pazienza di una nuova politica e di una nuova cultura.
Ciò che ferisce la sicurezza dei cittadini è innanzi tutto l’insicurezza sociale, la precarietà della vita e del lavoro, la condizione incivile del vivere e dell’abitare. Il tema della legalità è soprattutto quello della violazione sistematica del diritto alla vita nei posti di lavoro, del diritto alla casa, alla cura: c’é un’illegalità di sistema che va combattuta, altrimenti, sicurezza e legalità come argomenti astratti rischiano di essere l’invocazione di pulsioni repressive nei confronti di rappresentanti delle fasce più povere e degli immigrati.

L’accoglienza è un fatto, la convivenza con i nuovi arrivati un altro, e l’integrazione un altro ancora. Si tratta di tre fasi successive di un unico percorso, o di tre situazioni diverse, staccate tra loro? Non trova che quando si parla di “integrazione” spesso non si abbia ben chiaro che cosa questa significhi? Simbiosi reciproca di culture, usi e costumi, o semplice adeguamento a un unico modello?
Insisto sul fatto che occorre l’impegno di tutti. È il rapporto con l’altro che ci dice chi siamo, dove siamo e dove stiamo andando.
Per me integrazione vuol dire sollecitare e sostenere tutte le politiche mirate a liberare le persone dal bisogno, tutte le strategie messe in atto per ridurre gli stati di precarietà e d’indigenza, attraverso una vera integrazione e l’attivazione di percorsi che riconoscano agli esclusi diritti e doveri, dignità, responsabilità e una piena cittadinanza. Solo una società che sa accogliere, che non ha paura del diverso, che non volti le spalle a chi resta indietro, è una società che può sperare a buon diritto in un futuro migliore.

Presidente Vendola, ormai è di moda parlare di “sfide”, intendendo nuove, e forse audaci, strategie di sviluppo. Qual è la sfida che la Puglia vuole lanciare, per se stessa e per tutto il Paese? Con quali strumenti, quali risorse, e quali prospettive?
La Puglia può svolgere un ruolo importante nella costruzione di un Mediterraneo di pace.
Noi pensiamo che la possibilità della nostra Regione di essere protagonista nella pacificazione e nella democratizzazione dei Balcani e nella costruzione di un Mediterraneo di pace rappresenta un vantaggio in termini economici e in termini di civiltà.
Si tratta per noi di comprendere la doppia convenienza, quella che deriva da una reciproca capacità di sviluppare le nostre economie e quella di intendere che la partita contro i rischi di guerre e di fondamentalismi si gioca anche realizzando buone pratiche tra Pubbliche amministrazioni, tessendo una progettazione comune sui temi dello sviluppo rurale, sulla promozione della piccola impresa, sulle infrastrutture e sulle politiche culturali.
La nostra Regione, per la sua collocazione geografica rappresenta per i territori circostanti un punto di riferimento fondamentale. In questo contesto, la Puglia potrebbe collocarsi all’avanguardia nella piena attuazione di una nuova politica di vicinato, al fine di realizzare un vero e proprio spazio comune euromediterraneo.
_________________________________________

Nichi Vendola

Nichi Vendola ha 46 anni, è nato a Bari e ha vissuto a Terlizzi, dove adolescente ha cominciato il suo percorso politico. Laureato in lettere e filosofia, è stato membro della Segreteria nazionale della Federazione Giovanile Comunista Italiana, fondatore e militante di diverse associazioni per le libertà civili (come Arci-gay o Lila), protagonista della battaglia antinucleare e della lotta per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli animali.
E' stato membro del Comitato Centrale del Pci e poi tra i fondatori del Partito della Rifondazione Comunista. E' stato, in qualità di giornalista professionista, redattore del settimanale "Rinascita" ed è tuttora editorialista del quotidiano "Liberazione", scrive su riviste e giornali di politica, filosofia, letteratura, costume. La sua esperienza parlamentare è stata mirata sui temi della lotta alla mafia ed è da 10 anni esponente di spicco della Commissione parlamentare Antimafia. Ha pubblicato libri di poesie e saggi: ricordiamo "Prima della battaglia", "Soggetti smarriti", "Il mondo capovolto", "La mafia levantina", "Lamento in morte di Carlo Giuliani", "Ultimo mare". Da sempre in prima fila nel movimento per la pace. Ha svolto missioni internazionali nei punti più incandescenti del globo, dal Tagikistan alla Colombia, dalla Bosnia al Guatemala. Ha operato con costanza nella denuncia delle condizioni di degrado della vita di carcerati, malati psichici, disabili. E' credente, con un percorso di fede che lo ha legato molto all'esperienza di "Pax Cristi".
Alle regionali del 3-4 aprile del 2005 è stato eletto Presidente della Regione Puglia.

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