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Novembre-Dicembre/2007 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Italia nucleare
di Veronica Rodorigo

Per parlare di “nucleare sì”, “nucleare no”, come si fa oggi, bisogna conoscere le alterne vicende dello sviluppo dell’energia elettronucleare in Italia a partire dal secondo conflitto mondiale.
Negli anni Cinquanta e Sessanta l’Italia era al terzo posto nella produzione di energia elettrica da fonte nucleare, dopo Stati Uniti e Gran Bretagna. Poi, i nostri programmi, per pressioni esercitate dai petrolieri e le opposizioni politiche, vennero rallentati, specialmente dopo il disastro di Chernobyl. Dopo le decisioni di dubbia natura si decretò il fermo a nuove costruzioni e l’arresto delle centrali nucleari esistenti.
Sessanta sono gli anni di storia nucleare in Italia, argomento riportato periodicamente che racconta quanto è successo attraverso incontri, visite agli impianti, ma anche descrizioni tecniche, analisi economiche e dati statistici.
L’Europa come ha affrontato la questione nucleare?
Nel 1951 venne creata la Comunità Europea per l’energia atomica (Euratom), formata dai Paesi europei che poi l’hanno dimenticata. Ognuno ha scelto di marciare da solo per affermare la propria superiorità approfittando della debolezza degli altri.
A chi attribuire la conclusione delle vicende nucleari?
Dopo la nube radioattiva arrivata dall’Est, sprigionata da Chernobyl, iniziò in Italia il disimpegno e la rinuncia (unico caso la mondo) all’energia nucleare, perdendo l’autonomia e compromettendo la propria economia. La decisione di abbandonare il nucleare, oltre ai danni economici, ha procurato un danno ad una generazione di tecnici che costituivano un grande patrimonio per l’Italia.
Migliaia di tecnici altamente qualificati in campo nucleare, di cui la nazione disponeva a metà degli anni Ottanta, si è passati a qualche centinaio. Molti hanno accettato di essere “convertiti” al convenzionale, all’ambiente, alle energie rinnovabili o al risparmio energetico. Ma i migliori hanno preferito conservare un patrimonio di conoscenze faticosamente acquisito.
La comunità nucleare italiana ha continuato a lavorare con serietà e in silenzio per mantenere in campo internazionale quella credibilità che il nostro Paese non ha saputo conservare. Nel maggio 1995 il ministro dell’Industria professor Alberto Clò, d’intesa con il ministro della Ricerca Scientifica professor Giorgio Salvini, costituì una task force composta da rappresentanti dell’Enel, dell’Enea e dell’Anpa (Agenzia nazionale Protezione Ambiente) per definire un programma nazionale di ricerca e sviluppo di energia nucleare derivata da fissione.
Non si trattava di costruire nuove centrali immediatamente, ma di porre, con programmi e impegno, le premesse per una ripresa del nucleare al quale saremo costretti a tornare. Il rapporto conclusivo della task force del 1995 richiedeva un programma di attività di ricerca e sviluppo articolato su temi precisi: sistemazione dei rifiuti radioattivi nazionali, promozione della sicurezza dei reattori nucleari dell’Est europeo, studi e ricerche sulla sicurezza passiva, partecipazione a programmi internazionali ed europei che prevedano tecnologia nucleare avanzata, criteri di sicurezza nucleare, informazione nucleare.
In Europa la Francia detiene il primato di produzione elettronucleare seguita dal Belgio, Svezia, Svizzera, Spagna, Finlandia, Germania e Regno Unito. Nell’Europa dell’Est Litania, Repubblica Slovena, Ungheria, Bulgaria, Ucraina, Repubblica Ceca hanno una significativa produzione elettronucleare. Tra i grandi Paesi industrializzati ricordiamo: il Giappone, gli Usa, la Russia e il Canada.
A tutt’oggi continuano ad entrare in funzione unità nucleari, dopo Chernobyl, che testimoniano come quel tragico avvenimento non ha fermato i programmi realizzati a livello mondiale.
L’energia nucleare assicura l’indipendenza e la stabilità del costo di produzione dell’energia elettrica; tra i vantaggi del nucleare ricordiamo i benefici effetti sull’ambiente (effetto serra) e sulla salute dell’uomo derivanti dalla mancata immissione nell’atmosfera di ossido di azoto, di zolfo e di anidride carbonica.

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