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Aprile-Maggio/2019 - Interviste
Forze speciali
Dove osano le aquile
di Marco Scipolo

Il colonnello Alessio Cavicchioli, comandante del 4° Reggimento
Alpini Paracadutisti “Ranger”, guida il reparto d’élite dell’Esercito
innalzato a Forze Speciali. Votati al sacrificio e specializzati a combattere
in ambiente montano e artico, i suoi uomini sono principalmente
impiegati all’estero in aree di crisi

Polizia e Democrazia ha incontrato e intervistato, all’interno della caserma G. Duca di Verona, il colonnello Alessio Cavicchioli, che dal 2016 è comandante del 4° Reggimento alpini paracadutisti Ranger, Forze Speciali dell’Esercito. Un colloquio per conoscere più da vicino questa unità militare d’élite, come avviene la selezione del suo personale, quali sono le attività di addestramento e i compiti degli appartenenti al Reggimento e per ragionare sul tema della sicurezza. Classe 1969, originario di Piacenza, maestro di sci, Cavicchioli ha frequentato il 170° Corso dell’Accademia Militare di Modena. Ha svolto vari incarichi di alto profilo sia in Italia che in territorio straniero e ha ottenuto il master in “Strategia globale e Sicurezza” all’Università La Sapienza-Istituto Alti Studi per la Difesa.
Colonnello Cavicchioli, come si colloca all’interno delle nostre Forze Armate il 4° Reggimento alpini paracadutisti Ranger ?

Il 4° Reggimento alpini paracadutisti Ranger è un reparto di Forze Speciali dell’Esercito composto da personale specificatamente selezionato e formato, particolarmente addestrato ed equipaggiato per condurre l’intero spettro dei compiti tipici delle “Operazioni Speciali”. È unico nel suo genere per aver coniugato le capacità tipiche della specialità da montagna (alpini) e delle aviotruppe (paracadutisti) ed è l’unica unità di Forze Speciali della Difesa specificatamente designata e qualificata per condurre operazioni in ambiente montano e artico.

Come, e in quanto tempo, si diventa Ranger?

La componente operativa del Reggimento è costituita da ufficiali, sottufficiali, graduati e volontari in servizio permanente o in ferma prefissata, addestrati e selezionati mediante un iter formativo della durata di circa due anni, che culmina nell’attribuzione della qualifica di Ranger.
... [continua]

LEGGI L'INTERVISTA COMPLETA:
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per informazioni chiama il numero verde 800 483 328
oppure il numero 06 58331846
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Il 4° Ranger: storia e caratteristiche

Il 4° Reggimento alpini paracadutisti Ranger, noto anche come 4° Ranger, è un reparto d’élite dell’Esercito Italiano che nel 2018 è stato elevato al rango di Forze Speciali. Agisce alle dipendenze del Comfose (Comando delle Forze Speciali dell’Esercito) e ha sede, dal 2011, presso la caserma G. Duca di Verona dove si è trasferito da Bolzano. Il Reggimento deriva dal primo plotone alpini paracadutisti, costituito nel 1952, che comprendeva personale d’élite come maestri di sci, guide alpine e atleti forti. In seguito, vennero composti cinque plotoni, uno per ciascuna delle brigate alpine, che nel 1964 furono raggruppati nella Compagnia alpini paracadutisti.
Nel 1996, la Compagnia si trasformò in Battaglione alpini paracadutisti Monte Cervino. Poi, nel 2004, venne formato il 4° Reggimento alpini paracadutisti con la consegna della bandiera di guerra del 4° Reggimento alpini, del quale raccoglie le tradizioni storiche. Impiegato soprattutto nelle aree di crisi, è altamente specializzato a combattere in ambiente montano e artico, sua caratteristica peculiare. Tra i sofisticati armamenti in dotazione al personale del reparto vi sono: la pistola Glock 17, il fucile d’assalto Colt M4, il fucile Beretta ARX 160 A2 per Forze Speciali. Gli operatori dei Cpt (Close protection team) ovvero i ranger “angeli custodi”, che devono garantire l’incolumità di personale militare di rilievo, sono armati di Beretta PMX con puntamento olografico (al momento il 4° Reggimento è l’unico a disporne). Unità del 4° Ranger sono attualmente schierate in sei teatri operativi internazionali: Afghanistan, Libano, Somalia, Libia, Iraq e Antartide.
Il Reggimento è pure intervenuto in campo nazionale in occasione di emergenze civili, ad esempio tra il 2016 e il 2017 durante gli eventi sismici nell’Italia centrale in soccorso della popolazione e in supporto alla Protezione civile e alla Prefettura. I Ranger raggiunsero alcuni paesi terremotati dell’Abruzzo completamente isolati, resi inaccessibili anche dalle abbondanti nevicate, per consegnare medicinali e viveri agli abitanti. Essi sono considerati gli eredi delle Fiamme Verdi, gli arditi alpini della Grande Guerra.
La loro forza è il gruppo. Super addestrati ed equipaggiati, allenati a battersi anche corpo a corpo, animati da un grande spirito di abnegazione e costantemente pronti ad intervenire, durante l’operazione (a differenza di quanto avviene nell’esercitazione) antepongono il raggiungimento dell’obiettivo alla propria vita.
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12 nuovi “Ranger”: la cerimonia

La più recente cerimonia di consegna delle qualifiche Ranger si è tenuta il 14 febbraio scorso, a Verona, nel cortile di Palazzo Carli, sede del Comando delle Forze Operative Terrestri di Supporto. La solenne manifestazione ha segnato l’ingresso di dodici nuovi operatori nei ranghi del Battaglione ranger Monte Cervino, unità operativa del 4° Reggimento. Dopo un percorso lungo un paio d’anni, il personale risultato idoneo da “Allievo Frequentatore” diventa “Operatore Ranger”.
Alla cerimonia hanno partecipato monsignor Santo Marcianò, ordinario militare per l’Italia, il generale di corpo d’armata Giuseppenicola Tota, comandante del Comfoter (Comando delle Forze Operative Terrestri) di Supporto, il generale di brigata Ivan Caruso, comandante del Comfose (Comando delle Forze Speciali dell’Esercito), il colonnello Alessio Cavicchioli, comandante del 4° Reggimento alpini paracadutisti Ranger, il sergente Andrea Adorno, alpino paracadutista, medaglia d’oro al valor militare per il suo eroismo durante l’Operazione Maashin IV (luglio 2010) a Bala Morghab in Afghanistan, il sindaco Federico Sboarina e il questore Ivana Petricca. Dopo gli onori resi alla bandiera di guerra del 4° Reggimento alpini paracadutisti, si è svolto il “rito” di consegna dei tre simboli di appartenenza.
Nessun nome viene pronunciato, solo un numero: l’identità del Ranger deve rimanere segreta. Il neoqualificato (uno alla volta) saluta il comandante della Compagnia corsi che lo congeda togliendogli simbolicamente, con un gesto deciso, il berretto da allievo. Il neoranger marcia davanti ai familiari e alle autorità civili e si reca dinanzi alle autorità militari. Qui riceve il cappello alpino (con l’emblema identificativo del paracadute in mezzo al fregio della specialità alpina), la “patch” (con lo stemma-ranger da applicare sull’uniforme) e il pugnale-ranger (con inciso il numero della qualifica), simbolo di ardimento e sacrificio.
Dopo l’omaggio alla bandiera, il neoqualificato chiede espressamente al comandante del Battaglione ranger Monte Cervino, schierato in armi, il permesso di inquadrarsi tra i ranghi del medesimo Battaglione. Con il permesso accordato avviene il suo definitivo passaggio nel 4° Reggimento.

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