Secondo i dati Istat ed Eures, in media ogni tre giorni in Italia viene uccisa una donna.

            Già solo questo dato spiega efficacemente la portata della tragedia e di come gli strumenti attualmente a disposizione delle Forze dell’Ordine e della magistratura, non siano sufficienti a prevenire e a ridurre questo fenomeno.

            Sempre l’Istat ci rivela un altro dato, tanto interessante quanto terribile: se per gli omicidi degli uomini il calo dal 1992 al 2017 è costante e notevole (da 3,92 omicidi ogni 100.000 abitanti nel 1992 allo 0,76 del 2017) gli omicidi delle donne nello stesso periodo sono invece estremamente costanti, passando dallo 0,64 del 1992 allo 0,36 del 2017.

            Le spaventose notizie degli ultimi giorni, che riportano con dovizia di particolari l’efferatezza, la probabile premeditazione e la recidività, ci urlano in faccia l’urgente bisogno di provvedere al più presto con segni tangibili di contrasto a tale fenomeno, non soltanto con slogan, giornate internazionali e frasi di circostanza.

            Come spesso accade, risolvere i problemi della nostra società è una questione di soldi: ad esempio, l’art. 5 della Legge 69/2019, quella che ha istituito il cd. “Codice Rosso” prevede che vengano effettuati specifici corsi di formazione perla Polizia di Stato, l’Arma dei Carabinieri e la Polizia Penitenziaria per prevenire e perseguire i reati di violenza di genere, ma l’art. 21 della stessa legge prevede che questi corsi vengano fatti senza risorse finanziarie aggiuntive.

            E che dire delle risorse per poter allontanare dal nucleo familiare e mettere in sicurezza le vittime di violenza di genere?

            Poche risorse e assolutamente insufficienti per contrastare la quantità di situazioni nelle quali è di fondamentale importanza mettere in sicurezza chi è in pericolo di vita, oppure è vittima di violenze: in comuni molto piccoli spesso non vi è alcuna possibilità, nemmeno in quelli limitrofi e si è costretti a far allontanare di troppi chilometri donne che sovente hanno al seguito anche i figli.

            Naturalmente, ciò è strettamente correlato alla carenza di personale delle FF.P. che, per tale motivo, non possono quindi prestare più assistenza di quella che viene già fornita alle vittime di violenza.

            La causa della carenza di organico delle FF.P.?

            Ovviamente è una questione di costi.

            Vale però la pena di raccontare che anche per reati odiosi e pericolosi come lo stalking od altri afferenti alla violenza di genere, il nostro ordinamento consente il patteggiamento: cosa potremmo aspettarci da un Paese che ha abolito il delitto d’onore soltanto nel 1981, ha considerato lo stupro un reato contro la persona solo nel 1996 ed ha formalmente condannato l’infibulazione nel 2006?

            La cronaca di questi giorni ci racconta di come all’assassino di Juana Cecilia Hozana Loyaza, la 34enne uccisa pochi giorni fa a Reggio Emilia, fosse stato consentito di patteggiare la pena, usufruendo quindi di uno sconto della stessa che gli aveva evitato il carcere: quale deterrenza possono avere il patteggiamento, lo sconto di pena e il non andare in carcere nei confronti di un pericoloso molestatore?

            Lo possono tranquillamente trasformare in un assassino come poi è successo: ecco perché per determinati reati – in particolare per quelli contro la persona – il patteggiamento non solo è un insulto alla dignità dell’essere umano in quanto tale, ma è molto pericoloso per la sicurezza delle vittime.

            A seguito del convegno Siulp – Usmia del 20 settembre scorso “Due anni di Codice Rosso – Metodi di contrasto alla violenza di genere” la nostra proposta di istituire dei nuclei interforze specializzati nella prevenzione e repressione di tali reati, è finalmente approdata in Parlamento: questo ci rende orgogliosi, ma sappiamo bene come ciò non sia sufficiente ad impedire la violenza di genere, poiché il problema è molto complesso ed articolato.

            È il momento di prevedere più fondi per aiutare le vittime di violenza e di modificare quei meccanismi della procedura penale che rendono le norme poco incisive: se si continuerà a perseguire la politica del risparmio e delle difficoltà nel modificare norme di legge, la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne rimarrà un semplice slogan.

            Modena, 24.11.2021                                                    LA SEGRETERIA PROVINCIALE SIULP