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Marzo/2020 - Articoli e Inchieste
Emergenza carceri
Il Coronavirus spaventa i detenuti
di Franco Negrini

Si diffonde il rischio del contagio e scoppia una rivolta nelle carceri italiane. Ai tempi del coronavirus, che causa la malattia respiratoria COVID-19, ai disagi che riguardano la sanità, i trasporti e l’economia del nostro Paese si aggiunge anche il problema, inaspettato e non prevedibile in questo momento, che riguarda le proteste dei detenuti dei penitenziari italiani, nate dalle limitazioni dovute alla necessità di contenimento della diffusione dell’infezione. Con conseguenze particolarmente drammatiche dal momento che ci sono stati anche alcuni morti.
Le agitazioni delle persone ristrette dietro le sbarre, hanno riguardato Milano e Foggia, Alessandria e Verona, Pavia e Modena, Salerno, Roma e Palermo, Vercelli, Frosinone e Lecce. Proprio in quest’ultima città si è registrato il numero più alto dei decessi: nel capoluogo pugliese sono morti sei detenuti. Cinque probabilmente per overdose dovuta all’uso di psicofarmaci sottratti durante un assalto all’infermeria interna al carcere, uno per soffocamento a causa dei fumi provocati dell’incendio di materassi durante le proteste.
Altre tre morti sono state registrate nel carcere di Mantova. Nel primo pomeriggio del giorno 9 marzo due agenti sono rimasti lievemente feriti nelle fasi più concitate delle proteste, prima che il personale del carcere - una ventina tra poliziotti e sanitari - fosse fatto uscire. Sul posto è arrivato anche il prefetto della città, assieme alle forze di polizia che si sono schierate di fronte alla struttura da cui è stato visto uscire del fumo, probabilmente a causa di un incendio di materassi. Poi, in tarda serata, la notizia della morte di un detenuto. Secondo il Sap, il sindacato della polizia penitenziaria, i carcerati “chiedono provvedimenti contro il rischio dei contagi” ha spiegato il segretario Aldo Di Giacomo. La sospensione dei colloqui, prevista dalle misure anti-coronavirus, è stata alla base della protesta nel carcere napoletano di Poggioreale, dove alcuni detenuti sarebbero saliti sui muri del cosiddetto ‘passeggio’, nella zona interna del penitenziario. Parallelamente, al di fuori del carcere, c’è stata la protesta dei parenti dei carcerati, anche loro per lo stesso motivo. Indulto, amnistia o arresti domiciliari è ciò che hanno chiesto per i loro familiari reclusi, bloccando anche il passaggio dei tram. La protesta è rientrata nel tardo pomeriggio.
Al pronto soccorso dell’ospedale civile di Baggiovara sono state invece medicate tre guardie e sette sanitari con ferite non preoccupanti; uno di questi è risultato lievemente intossicato.
Sono stati 18 – secondo il Policlinico di Modena – i pazienti trattati nei posti medici avanzati (Pma), la maggior parte per intossicazione. I più gravi, 6 detenuti, sono stati trasportati ai pronto soccorso cittadini, quattro in prognosi riservata, ricoverati in terapia intensiva: due al policlinico di Modena, uno a Baggiovara e uno a Carpi.  Detenuti in rivolta sui tetti anche nel carcere di San Vittore. I detenuti milanesi avrebbero sfasciato alcuni ambulatori e dato fuoco a delle lenzuola, gridando “libertà, vogliamo la libertà». Sul posto gli agenti di polizia in assetto antisommossa e il pubblico ministero Alberto Nobili per trattare con i detenuti.
Sono rientrati nelle celle anche i detenuti del carcere di Pavia che avevano devastato la struttura. Scesi dai tetti dopo una trattativa con il procuratore aggiunto pavese Mario Venditti. Da quanto ha riferito il procuratore aggiunto, tutti i detenuti dell’istituto penitenziario di Pavia sono usciti dalle celle e sono saliti addirittura sui tetti all’interno della struttura. «C’è stata una gran confusione - ha detto Venditti -  e alcuni atteggiamenti che sono stati equivocati» e che hanno fatto credere a chi del personale del carcere era presente per sedare la rivolta, a un sequestro e al pestaggio di due agenti. Fatto, quest’ultimo, che il procuratore ha smentito: «nessun atto di violenza, nessun sequestro» ha spiegato, aggiungendo che non si è trattato nemmeno di «un regolamento di conti tra detenuti».
A Foggia invece i detenuti sono riusciti a forzare il cancello dell’area, la black house, che separa il penitenziario dall’esterno. Anche qui naturalmente non sono mancati momenti di tensione, con incendi e feriti. Alcuni hanno rotto le finestre e distrutto i reparti, altri si sono arrampicati sui cancelli chiedendo l’indulto. Un gruppo è persino riuscito ad evadere. Poi catturati in strada. A tentare la fuga sarebbero stati una cinquantina e ne sarebbero stati rintracciati 36. Si può immaginare il caos.

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