F-15, anfibi, droni, robot e missili balistici intercontinentali. Un ampliamento delle manovre su più domini: terra, aria, mare e cyber. Per ora si parla di esercitazioni congiunte, reclutamento, spese militari e import di armamenti in nome di una fantomatica sicurezza che sembra nutrire una veloce, “necessaria” e dispendiosa macchina bellicista. Viene definita “diplomazia della deterrenza”. Ma più armi ci rendono veramente più sicuri?

30 agosto 2025 – «Finora abbiamo addestrato oltre 80 mila soldati e dobbiamo essere pronti a fare di più». Così ha esordito l’alta rappresentante per la politica estera europea, Kaja Kallas dopo il meeting di Copenaghen, aggiungendo che «questo potrebbe includere l’invio di istruttori dell’Ue in Ucraina». Kallas ha parlato di «ampio sostegno per espandere la missione militare europea», che prevede addestramento e consulenza sul terreno. L’auspicio dell’operazione bellica congiunta e marcata Ue in questione viene espresso durante il summit per l’invio di ulteriori armi a Kiev. Al centro dell’incontro c’è il programma Safe, composto da diversi elementi: “Safe” come Security and Action for Europe, ma anche Scaled Agile Framework e, in aggiunta, Simple Agreement for Future Equity. In principio, quindi, uno strumento dell’Ue per finanziare la difesa comune, a seguire un framework per l’agire su larga scala nelle aziende e infine un accordo finanziario per startup. Safe è l’ultimo degli strumenti finanziari dell’Unione europea che raccoglie fondi sul mercato per poi prestare agli Stati membri, con l’obiettivo di sostenere investimenti congiunti nel settore della difesa, specialmente per le capacità prioritarie. In parole più semplici, il programma è un prestito fino a 150 miliardi di euro che saranno erogati agli Stati europei su richiesta e sulla base di piani nazionali di “sviluppo della sicurezza”. Ma le mire securitarie e di riarmo europee non si concludono in una manovra finanziaria: come traspare dalle parole di Kallas, in gioco ci sono addestramenti, missioni e coinvolgimento nel conflitto russo-ucraino. Lo sguardo europeo è volto verso Readiness 2030.

Not born to kill

«L’era del dividendo della pace è finita da tempo. L’architettura di sicurezza su cui abbiamo fatto affidamento non può più essere data per scontata. L’Europa è pronta a farsi avanti» esordiva Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, a marzo 2025. Quindi ReArm Europe o, appunto Readiness 2030: il piano della Commissione per aumentare significativamente la spesa e le capacità di difesa dell’Unione si compone di…

di Riccardo Sacchi