Il numero dei campanelli d’allarme è inversamente proporzionale all’attenzione del Ministero dell’Interno

Comunicato stampa

Da lungo tempo, il Siulp segnala il peggioramento delle condizioni della sicurezza per l’intera provincia di Modena, secondo alcuni indicatori che non sono e non posso essere legati semplicemente al numero dei reati denunciati.
Nell’ottobre 2019, abbiamo divulgato ai mass media ed a tutti i sindaci della provincia, una nostra breve analisi riguardante un anno di attività della Polizia di Stato: prevenzione generale e soccorso pubblico, attività investigativa, ordine pubblico, immigrazione, popolazione carceraria eccetera.
La conclusione del Siulp, più che logica, è stata quella che solo l’elevazione di fascia della Questura può bilanciare, almeno in parte, il trend che purtroppo stiamo vivendo, soprattutto se consideriamo il fatto che dall’ottobre 2019 ad oggi la situazione non è certo migliorata.
Nell’agosto 2020, il “Dossier Viminale” ci dice che l’Emilia-Romagna è la prima regione in Italia per le misure interdittive antimafia, con ben 228 aziende chiuse, con Modena prima delle province in questa triste graduatoria.
Lo scorso mese di febbraio, è stata invece la DIA di Bologna a raccontarci che alcune organizzazioni criminali come la camorra e la ‘ndrangheta, dispongono di fondi sufficienti per acquisire società in crisi e radicarsi in profondità nel territorio.
Non solo: la DIA dice pubblicamente che nel modenese non mancano alcune organizzazioni di matrice straniera in grado di gestire il traffico di stupefacenti su scala addirittura transnazionale, come quelle nigeriane, o anche interetniche talvolta partecipate da pregiudicati italiani e particolarmente operative, anche nello sfruttamento della prostituzione e nella contraffazione di capi d’abbigliamento.  Di certo, le recenti disposizioni del Ministero dell’Interno riguardo espulsioni e allontanamenti dal territorio nazionale, che di fatto impediscono di espellere anche persone pericolose per l’ordine e la sicurezza pubblica, non facilitano certo il compito delle forze dell’ordine e della magistratura.
Tutto questo mentre non sono mancate operazioni antidroga clamorose, come quella del 26 febbraio scorso, allorquando è stata smantellata una banda che smerciava chili e chili di eroina e cocaina tra le province di Padova, Rovigo e – guarda caso – anche Modena.
E ancora: l’operazione antidroga “Sacca”, portata a termine dalla Squadra Mobile di Modena il 9 marzo scorso, il blitz contro estorsioni e riciclaggio del clan ‘ndranghetista “Sarcone Grande” di ieri 12 marzo 2021 e gli omicidi e l’incendio progettati dai coniugi solieriesi, che per impossessarsi di beni e denaro di quattro fratelli, si sarebbero appoggiati al clan mafioso dei Muto.
Quello che però osserviamo è che più aumentano i campanelli d’allarme come questi appena citati, meno attenzione vediamo da parte del Ministero nei confronti di questo territorio: nessun incremento d’organico, pensionamenti senza sostituzione, promozione in fascia superiore mai presa in considerazione.
Cosa dobbiamo attendere ancora? Omicidi? Attentati dinamitardi? Oppure che una delle più importanti economie italiane sia letteralmente messa in ginocchio?
Spiace che la stragrande maggioranza dei sindaci della provincia non abbia colto il segnale d’allarme del Siulp riguardo l’elevazione di fascia della Questura, ma le determina del Ministero dell’Interno possono essere cambiate: serve crederci e impegnarsi nello sforzo comune.

Modena, 13.03.2021
LA SEGRETERIA PROVINCIALE SIULP