In un recente volume lo storico Stefano Gallo del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) ripercorre le vicende che hanno portato alla nascita e all’istituzionalizzazione della Festa dei lavoratori. Una ricorrenza dalle origini, politiche e sociali, “eterogenee”; una data ancora “rivolta al futuro” ma, ad oggi, messa in crisi dalle trasformazioni del mondo del lavoro

Festa laica più diffusa al mondo, si stima che il Primo Maggio sia celebrato nella stragrande maggioranza degli Stati, configurandosi come festa multiforme, frutto della dialettica tra la sua origine nelle proteste popolari, di gruppi di operai che rivendicavano migliori condizioni di lavoro e le reinterpretazioni che, nel tempo, sono state date dai vari poteri costituiti. Se alcuni governi guardano tuttora con sospetto alle manifestazioni del Primo Maggio, in altri paesi simboleggia lo sforzo produttivo della classe lavoratrice, mentre altrove è un giorno di riposo e divertimento. Giuseppe Di Vittorio affermava che «il 1° Maggio ha sempre un carattere profondamente dinamico»; una delle sue peculiarità è proprio quella di offrire uno spazio di espressione anche ai settori più deboli e meno organizzati della società, rendendolo un potente strumento democratico che pone al centro della riflessione una delle componenti fondamentali della vita: il lavoro.

Dott. Gallo, all’inizio del suo libro, lei scrive che la nascita del Primo Maggio è l’esito di «un processo alchemico, l’unirsi e il fondersi in un calderone rovente di ingredienti diversi, di materiali difformi che si trovarono insieme per una sorta di attrazione reciproca, senza sapere fino in fondo quale fosse la loro vera natura». Che cosa intende?
Intendo concentrare l’attenzione sulla grande diversità di posizioni politiche e sindacali che esistevano all’interno del movimento operaio dell’epoca. Oggi siamo portati a proiettare una…..

di Michele Turazza