L’estate bussa alle porte e quando il sole fa capolino, le temperature superano i 20° C. Ecco allora il risorgere prepotente della rotta balcanica con i primi copiosi rintracci in provincia da 80/100 Richiedenti Asilo. A differenza degli anni passati in cui erano le sigle sindacali a lanciare l’allarme sugli ingressi, rapportati alla capacità regionale di gestione del flusso migratorio, in questo periodo la stampa è stata letteralmente invasa dagli articoli della politica locale e delle istituzioni che, replicando i proclami nazionali, si sbracciano per cercare soluzioni a ciò che soluzioni non ha, invocando ripetutamente la solidarietà dell’Europa nella gestione dell’ingestibile. Dopo quindici/vent’anni di costante aumento della curva afferente gli ingressi in Regione, siamo al punto zero per quanto attiene la logistica ed il numero di personale che deve fare i conti con un’emorragia continua di quiescenze mensili. Tra pochissimo verremo travolti dal mare magnum di Persone in cerca di aiuto che non si fermano con i proclami, con i muri, i rotoli di filo spinato, le norme manifesto (leggasi reato di immigrazione clandestina ex art. 10 bis d.lvo 286/98); Non si fermano con i respingimenti informali, che abbiamo constatato essere stati solo 32 da inizio anno (un terzo degli ingressi giornalieri nel periodo estivo), perché le istituzioni hanno chiarito che il richiedente la protezione internazionale non si può respingere attraverso l’accordo bilaterale Italia Slovenia del ‘96, con buona pace di chi vorrebbe trattare le Persone come fossero pacchi postali da respingere al mittente, senza nemmeno guardare il contenuto. I migranti invece, incuranti della carta bollata, arriveranno in massa, scalzi, affamati di diritti e libertà, quella libertà che grazie anche a politiche neocolonialiste gli è sempre stata negata a colpi di bastone perché questo è quel che succede dall’altra parte. È oramai palese a tutti che non potremo impedirne l’ingresso, non solo perché abbiamo sottoscritto la Convenzione di Ginevra (28.7.1951), figlia della Carta delle Nazioni Unite e della dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (10.12.1948), ma soprattutto perché la storia dimostra che non è mai stato possibile
fermare le migrazioni. Dalla Bibbia (Levitico 19,33 – Matteo 25,37 – Esodo 22,20) al Medioevo (Meteci, lavoratori senza cittadinanza, i fondachi dei mercanti) le Persone hanno sempre migrato ed hanno sempre trovato la strada per farlo. Sono come l’acqua da cui provengono; possiamo sigillare una parte, ma l’acqua troverà sempre un’altra strada per infilarsi. In mezzo a questo marasma, gli addetti ai lavori sono sempre più soli e disorientati da continue modifiche “dell’ordinamento giuridico dell’immigrazione” divenuto ormai un corpus giuridico autonomo che, a colpi di ondivaghi decreti spesso in antitesi tra loro, rende impossibile la vita di chi è sul campo. Se fino a ieri l’imperativo categorico era chiudere tutti i boccaporti, oggi pare che si stia andando in un’altra direzione posto che la filiera della produzione agricola e delle attività turistiche reclama con forza manodopera che non riesce a trovare, a tacer d’altro che la curva demografica del Paese è in costante calo e che l’Inps lancia segnali forti in ordine al pareggio di bilancio senza sufficienti risorse in ingresso. Il SIULP è sempre stato favorevole alla creazione di un hot spot in regione. Un luogo umano, dotato di spazio sufficiente, ove possano convivere tutte le maestranze necessarie a gestire l’impatto, sia sul versante sicurezza che su quello sanitario. Un luogo all’avanguardia dotato di strutture sicure, tecnologiche, indispensabili a creare quelle precondizioni per cui il migrante rimanga il tempo strettamente necessario all’identificazione, all’eventuale primo soccorso sanitario e venga poi immediatamente indirizzato alle strutture competenti in termini di accoglienza che, giova rilevare, non sono le Forze dell’Ordine. Ovviamente tutto il processo funziona se accanto a questa struttura vi sia altresì un apparato amministrativo efficiente deputato al vaglio immediato della posizione umanitaria, senza dimenticare il potenziamento della struttura deputata alla gestione del ricorso giurisdizionale. Solo così, solo se questi tre vagoni del treno umanitario procedono alla stessa velocità, potremo arrivare a gestire in tempi rapidi la posizione di chi viene a chiedere aiuto (rectius: asilo) e ne ha diritto. Diversamente opinando, il treno deraglia e continueremo ad ingrossare (anche per colpa del ritardo nella risposta) le fila della precarietà, della criminalità e dell’illegalità, accomunando chi merita quanto previsto dalla Convenzione di Ginevra e chi non merita l’accoglienza, che invece dovrà essere rimpatriato in modo efficiente. Un ultimo pensiero va allo stato d’emergenza la cui locuzione ricorda il periodo Covid e già solo questo fa tremare le vene e i polsi. L’auspicio è che si ricordi che “La legge di natura è una norma eterna per tutti gli uomini, sia per i legislatori che per gli altri. Le norme che i legislatori fanno per le azioni degli altri debbono, non meno che per le proprie azioni e quelle degli altri, essere conformi alla legge di natura, cioè vale a dire alla volontà di Dio di cui quella è manifestazione, e poiché la fondamentale legge di natura è la conservazione del genere umano, non c’è sanzione umana che possa essere buona o valida contro di essa”.

(John Locke, II T§ 135).
Il Segretario Regionale – MANIAGO