La notte della base è tiepida e noiosa, ho appena telefonato a casa ma non ho ancora abbastanza sonno per andare a dormire. Passando vicino alla zona delle officine, mi cattura il suono della musica di Battisti. Passo attraverso una porta in ferro ed entro in un magazzino, per metà pieno di sedie, bottiglie d’acqua e sacchi a pelo incatastati. Un gruppo di ragazzi in divisa sta suonando. Ufficiali, sottufficiali e soldati tra bottiglie di Breezer (bevuti) e Jack Daniel’s (d’arredamento), suonano (ed a volte stonano) degli evergreen. Nel loro repertorio hanno degli autentici cavalli di battaglia, “Il tempo di morire” fa venire i brividi. La voce calda di Ester è ben sostenuta ed esplode in toni pieni. Ester la ragazza che due ore prima mi aveva servito l’affettato a mensa, è bravissima.
Tiene il tempo Alberto ed al basso modula Giacomo, un maresciallo ed un ufficiale uniti da una passione sfrenata. Sbaglia e ride alla chitarra solista (ma poi dimostra di saperci fare) Claudio, ride e suona, nonostante il suo Palermo abbia (rovinosamente) perso. Davide dirige al mixer e canta un afono (momentaneo) Pippo. Hanno iniziato a suonare il 4 dicembre, con strumenti portati dall’Italia ed altri comprati in Libano. Si sono esibiti per la prima volta il 22 dicembre e da allora provano ogni sera. Sono uniti dall’amore per la musica, si divertono e danno un momento di sfogo ai ragazzi del contingente italiano. Questo è il loro scopo. Non sono professionisti ma quando suonano “The wall” sembra di essere a Venezia con i Pink Floyd. Tornati in Italia si scioglieranno.
Il giorno dopo. E’ giorno di cresime, Don Marco il cappellano militare è emozionantissimo, le sue pecorelle devono ricevere dei sacramenti ed in più sta arrivando il nunzio apostolico. Il cappellano ghanese parlotta con quello italiano, sarà una cerimonia congiunta. Arriva il nunzio apostolico. Viene battezzata una soldatessa italiana. Inizia la musica sacra. Non ci posso credere… i bunker 643 stanno suonando. Li avevo conosciuti in un’atmosfera tra “Mash” e “Dal tramonto all’alba”, li ritrovo quasi chierichetti. Il tenore stecca un paio di volte ed i ragazzi agli strumenti non si trovano a proprio agio con la musica sacra. Mi pregano di non dirlo a nessuno. Li accontento, non l’ho detto a nessuno. L’ho scritto. Buon rientro e buona musica ragazzi.
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