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Febbraio-Marzo/2007 - Interviste
Libano
“Qui non abbiamo nemici o amici”
di Intervista a cura di Leandro Abeille

Il generale di Brigata Paolo Gerometta è nato a Venezia ma è originario di Anduins, una frazione della Val d’Arzino, in provincia di Pordenone. Un militare preparato, laureato in Scienze Strategiche e Scienze Politiche. Ha studiato anche al prestigioso Royal College of Defence Studies di Londra. Pluridecorato, è sposato con due figli.
Se non fosse il comandante di Unifil settore ovest, direi che sembra una persona simpatica e gioviale, un amico con cui parlare di tutto, davanti ad un buon bicchiere di vino. Invece è un Generale ed anche di quelli bravi, mentre io sono il giornalista che deve intervistarlo. Volevo avere notizie sulle Roe (Rules of engagement) che ancora rimangono un mistero, ma non è stato facile giocare la partita con il Generale. E’ finita come tra Israele e Hezbollah: in pareggio.

Generale, cosa ci fa l’Esercito italiano in Libano?
La risoluzione millesettecentouno chiarisce i nostri compiti e su questi abbiamo basato i nostri 5 pilastri:
- controllo del territorio;
- assistenza alle Forze Armate libanesi;
- attività di bonifica dagli Uxo;
- intrattenere buoni rapporti con le autorità civili e religiose;
- intrattenere buoni rapporti con la popolazione civile ed occuparsi della loro salvaguardia.
Qual è la cosa più urgente da fare?
Dobbiamo fermare il numero di ferimenti e decessi per via degli Uxo (ordigni inesplosi). A luglio la media era di centotrenta morti al mese, ora siamo sui venti. La bonifica del terreno farà ripartire le attività economiche più importanti per il Libano del sud, come l’agricoltura e la pastorizia.
Proteggiamo veramente la popolazione?
Non possono essere tollerati atti ostili verso la popolazione o verso le truppe Unifil, lo dimostra il fatto che le sole armi in circolazione devono essere quelle delle truppe Onu o delle Forze Armate libanesi.
Cosa chiedono le Istituzioni locali agli italiani?
Ci sono Comuni che hanno richiesto la costruzione di luoghi per parlare. Qui non ce ne sono.
Quali sono le regole d’ingaggio?
Le regole d’ingaggio esistono e sono precise ma non vanno divulgate. Sono chiare e calibrate per le esigenze.
Le Roe non vanno divulgate ma può assicurare, con assoluta certezza che se un gruppo armato transitasse nei pressi delle truppe Unifil, verrebbe fermato?
Nel caso di gruppi armati che transitino nei pressi delle forze Unifil posso assicurare che sarebbero fermati e consegnati alle Forze Armate libanesi.
Queste regole valgono solo per le milizie o anche se ad attaccare fosse l’Esercito israeliano?
Non abbiamo nemici o amici, siamo qui per far rispettare le risoluzioni Onu. Abbiamo un solo pacchetto di regole d’ingaggio e sono le stesse, sia che si confrontino delle milizie locali, sia che si confrontino altri, esterni al Libano. Noi faremo rispettare la risoluzione Onu 1.701 senza se e senza ma.
Le attività di pattugliamento e controllo stanno funzionando?
L’efficacia della missione Unifil non si misura in termini di sequestri di armi, individuazione di bunker o di km percorsi dalle pattuglie, che ad ogni modo sono tantissimi, ma dai giorni di pace che riusciamo a garantire a sud del Litani.
Giudicherebbe positivamente una Forza di polizia civile insieme alla componente militare di Unifil?
In questo momento Unifil ha compiti prettamente militari ed abbiamo personale che può svolgere compiti di Polizia, come il controllo del territorio, le pattuglie o l’ordine pubblico. Con contingenti misti si avrebbe la presenza di troppe persone.
L’Esercito si avvia sempre di più ad essere uno strumento flessibile, tutte le nuove dottrine si indirizzano verso questa esigenza. Le Forze armate italiane si stanno evolvendo, anche dal punto di vista tecnico, con un rapporto costo/efficacia di altissimo rendimento, per svolgere al meglio compiti estremamente diversificati. Siamo in grado di utilizzare assetti da ordine pubblico ed armi non letali, nel caso ci sia da proteggere le truppe nei confronti di popolazioni ostili ma non armate con armi da fuoco. La presenza di polizie civili potrebbe essere utile per il mentoring delle Polizie locali ma deve essere richiesta dal governo libanese, non da noi.
Quando inizierete a ridurre il personale e quando tornerete a casa?
È prematuro parlare di downsizing (diminuzione delle truppe), dipende dal passaggio di ruoli all’Esercito libanese. Stiamo gia lavorando ad attività congiunte con le Forze Armate libanesi, con cui intratteniamo ottimi rapporti. Le prossime settimane vedranno addestramenti congiunti, per poi passare ad attività operative congiunte.
Non sarà un mentoring ma più un confidence building, per conoscere i rispettivi livelli addestrativi e per settare i sistemi di comando e controllo. I comandanti libanesi ed internazionali, dovranno interagire per avere un efficace coordinamento delle forze in campo.
Con l’inizio dell’attività operativa comune si potrà stimare un tempo di downsizing ed ancora più in là, potremo tornare a casa.
Come avete impostato i rapporti con la popolazione e che feedback ricevete?
Abbiamo fatto un’opera formativa sul personale del nostro contingente, sulla cultura e sulle religioni di quest’area, per mostrare attenzione verso il popolo. Anche i mezzi che utilizziamo non sono invasivi o lesivi dell’habitat anche civile del luogo. Usiamo ad esempio solo mezzi su ruota per arrecare meno fastidi possibile alla popolazione locale.
Abbiamo però mezzi di tutto rispetto sotto il profilo operativo come i centauro o i dardo. Dobbiamo essere rispettosi della popolazione locale, se noi rispettiamo loro, avremo rispetto in cambio ed il contingente potrà facilmente fare il proprio lavoro. Solo così possiamo dimostrare di non essere neanche lontanamente un Esercito di occupazione.
Cerchiamo di essere veramente imparziali. Durante gli incontri con le Istituzioni, ad esempio, chiediamo espressamente che siano rappresentate tutte le parti politiche, così da non fare torto a nessuno.
Il nostro lavoro è veramente benvoluto. Non siamo stati fermati dai blocchi che, invece, hanno bloccato Beirut. La gente apprezza il nostro lavoro e capisce che non siamo qui a fare ingerenze sulla loro politica interna e ci faceva passare.
Qui nel sud c’è una maggioranza sciita, propenderanno per Amal o per Hezbollah?
Tutti si interessano di politica ma proprio non si riesce a capire con certezza la posizione della gente. Girano tante notizie sulla politica libanese, bisogna avere il tempo per capire questa gente, solo dopo potremo avere un’idea di dove vanno.

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