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Novembre-Dicembre/2007 - Articoli e Inchieste
Giovani
Bevo per essere “uguale”
di Marco Cannavicci - Psichiatra-Criminologo

Al “binge drinking” del sabato sera
accompagnato dal tragico rituale di incidenti
sulle strade, si unisce la solitudine affettiva
e l’angoscia provate da molti adolescenti
nell’affrontare il mondo dei nostri tempi


La recente pubblicazione, da parte dell’Istat, sull’“Uso e l’abuso di alcol in Italia” ha messo in evidenza una realtà allarmante: l’incremento della diffusione dell’abuso di alcolici nelle fasce giovanili ed adolescenziali, non solo nella popolazione maschile, ma anche in quella femminile. Che i giovani abusassero di alcolici l’opinione pubblica già ne aveva avuta conoscenza attraverso le stragi del sabato sera, stragi messe quasi sempre in correlazione con l’abuso di alcolici. Mancava tuttavia la quantificazione epidemiologica del fenomeno, non più ristretto ad alcune situazioni specifiche ambientali o situazionali, ma esteso quasi all’intera fascia adolescenziale e quindi difficilmente controllabile da parte delle Forze dell’ordine e dei servizi sociali.
L’andamento del fenomeno, visto nelle future prospettive, condurrà ad un sempre maggior numero di morti sulle strade, morti sia dirette, per gli incidenti del guidatore ubriaco, ma anche indirette per gli estranei che vengono coinvolti negli incidenti od uccisi per investimento. Dal punto di vista sanitario subentrerà inoltre nei prossimi anni anche un incremento delle patologie epatiche correlate all’abuso continuativo di alcolici: aumenteranno le epatiti post-alcoliche, ma anche le pancreatiti acute, il diabete mellito secondario all’abuso di alcolici e le encefalopatie degenerative. L’alcol nell’organismo risulta essere una sostanza tossica per molti organi, lo è soprattutto sia sul fegato che sul pancreas ed il cervello. A lungo andare determina anche una degenerazione vascolare delle arterie per cui subentrano problemi circolatori diffusi su tutto il corpo. E buona parte di queste patologie alcol-correlate sono irreversibili, per cui una volta diagnosticate si rende necessaria una terapia farmacologia permanente, con pesante aggravio per le già asfittiche casse dell’assistenza sanitaria pubblica.
La ricerca dell’Istat ci dice inoltre che i ragazzi italiani vantano, nei confronti dell’alcol, alcuni records europei come quella dell’età media più bassa per il primo bicchiere di bevanda alcolica (si parla di 11 anni per i maschi, nel Veneto, e di 13 anni per le femmine). I ragazzi la chiamano “binge drinking”: è la moda del sabato sera, comporta l’assunzione continuativa di vari tipi di alcolici e superalcolici (anche fino a 5-6 liquori diversi) a stomaco vuoto fino all’ebbrezza alcolica, la “balla”, nota ai più vecchi come la classica “ciucca”, che si raggiunge velocemente non essendo l’assunzione dell’alcol correlata ai pasti.
Secondo l’Istat il fenomeno è valutabile secondo le seguenti percentuali:
- il 19% dei ragazzi tra gli 11 ed i 15 anni ha bevuto alcol negli ultimi 12 mesi
- il 7,5% dei ragazzi tra i 16 ed i 17 anni beve fuori pasto almeno una volta alla settimana
- il 12% di loro ha preso una sbronza nell’ultimo anno.
I dati dell’Istat riportano delle percentuali generiche, valide per tutti i ragazzi, femmine comprese, e non tengono conto della frequentazione o meno delle discoteche. Se invece le indagini si concentrano nella popolazione giovanile che frequenta le discoteche, come riporta uno studio effettuato dall’Istituto Superiore di Sanità, queste percentuali si innalzano:
- il 74% dei giovani che il sabato sera frequentano una discoteca bevono alcolici e superalcolici
- il 20% di loro beve fino ad ubriacarsi.
La correlazione più immediata che il fenomeno comporta è lo stato di alterazione della coscienza, della vigilanza, della percezione delle distanze, dei tempi e dei riflessi, per cui mettersi alla guida prevede una distorta capacità di valutare le strade e le distanze. Già con pochi grammi di alcol nel sangue i riflessi nervosi iniziano ad allentarsi, indebolirsi e non si riesce a rispondere ad uno stimolo stradale nei tempi di sicurezza. Una volta superata la soglia legale (0,5 grammi di alcol per 1 litro di sangue) il campo visivo inizia a ridursi, soprattutto lateralmente, e la mente inizia a non avvertire gli stimoli sonori, visivi o luminosi. Si altera la valutazione degli spazi e quindi dell’ingombro della propria auto o del proprio mezzo. Si altera la percezione simultanea delle traiettorie di più mezzi per cui un’altra auto nel proprio campo visivo viene vista come ferma.
E’ facile quindi commettere un incidente e ritrovarsi al pronto soccorso di qualche ospedale. Nell’ultima estate i pronti soccorso degli ospedali delle città della riviera romagnola segnalavano, dalle 24 alle 6 di mattina, quasi esclusivamente accessi di giovani, tra i 16 ed i 22 anni, che avevano riportato un incidente stradale poiché si erano messi alla guida in stato di ebbrezza od erano saliti in macchina di un guidatore non sobrio. Da questo è possibile dedurre che in estate, insieme con la più assidua frequentazione delle discoteche, si impenna il consumo di alcol e dei rischi a lui correlati. Alcuni psicologi delle Asl interessate dal fenomeno hanno interrogato questi giovani per sondare il loro grado di percezione del rischio ed è risultata la preoccupante evidenza che i giovani non percepiscono affatto il rischio che comporta il mettersi alla guida dopo aver bevuto alcolici o superalcolici. Anzi si è visto che tra i giovani più è diffuso un fenomeno e meno viene valutato come rischioso o pericoloso.
Le ricerche degli psicologi si sono concentrate prevalentemente sulle motivazioni che spingono il giovane, l’adolescente, a cercare gli alcolici. Alcune delle risposte che sono state fornite ai ricercatori sono molto eloquenti: “bevo per vincere la timidezza, per non sentirmi escluso dal divertimento”. La dinamica psicologica maggiore che spinge il giovane ad avvicinarsi all’alcol è l’effetto disinibente e socializzante. Sono soprattutto gli adolescenti ad avere la difficoltà di socializzare per la paura di non piacere, di non essere accettati e di non riuscire ad integrarsi nel gruppo. La timidezza, inevitabile in un ragazzo di 14-15 anni, lo condurrebbe a rinunciare a mettersi in mostra, a ballare davanti agli altri ed a fuggire dal giudizio altrui. Per non scappare dalla temuta posizione di ritrovarsi al centro dell’attenzione degli altri ecco che viene in soccorso l’alcol: niente più paura, niente più timidezza, né voglia di fuggire dal giudizio dei ragazzi più grandi e delle ragazze del gruppo. L’ansia della prestazione scompare, l’integrazione avviene in modo naturale e da “diverso” il giovane si sente “uguale” agli altri.
La ricerca dell’alcol non deriva quindi dal piacere di bere, come affermerebbe un alcolista adulto, bensì dalla necessità di anestetizzare con l’alcol la paura degli altri, delle proprie incapacità ed insicurezze. In un ragazzo adolescente è quasi fisiologica la presenza della paura del giudizio degli altri e dell’insicurezza di sé. E’ un’età in cui non si è “né carne, né pesce”: non più bambini, ma non ancora adulti, con un corpo sviluppato ma non maturo, con la voglia di fare esperienze ma senza un bagaglio di situazioni già vissute. C’è insomma ed è forte la voglia di esserci nelle situazioni di gruppo e di socializzare, ma è altrettanto forte la paura di non essere all’altezza e di non venir accettati.
In questo modo l’alcol acquista una funzione di sostegno psicologico che nelle precedenti generazioni era effettuato dai genitori, dai fratelli più grandi o con le sigarette e che comunque avveniva in età maggiori rispetto ad oggi, avendo nel frattempo sviluppato una maggiore autostima, una migliore sicurezza e la consapevolezza delle proprie prestazioni e del proprio stato fisico.
In più, oggi c’è la necessità di resistere ore ed ore a ballare, prolungando le proprie prestazioni oltre le proprie forze fisiche ed in orari dove normalmente il corpo si riposa e la mente recupera con il sonno. Le discoteche infatti si riempiono dalle 2 di notte in poi e quindi chi frequenta questi locali in genere arriva a esprimere la prestazione del “divertimento” dopo oltre 14-16 ore di veglia e di impegno psicofisico già vissuto o prestato al lavoro.
Per non essere da meno degli altri è necessario quindi che il ragazzo sostenga le ulteriori 4-6 ore di divertimento con l’apporto di alcune sostanze chimiche: l’alcol per sciogliersi nel ritmo della musica e gli stimolanti anfetaminici per non sentire il sonno e la fatica.
Una notte di sballo in una discoteca di Ibiza o della riviera romagnola, tra alcolici, anfetamine, funghi, acidi, cocaina ed exstasy può costare, in termini economici, anche fino a 1000 euro.
Tuttavia l’alcol non viene cercato solo per il suo potere disinibente e socializzante. In alcuni racconti fatti dagli adolescenti l’alcol viene riferito come un aiuto per vincere la solitudine affettiva e l’angoscia che molti giovani hanno nell’uscire dal guscio protettivo della famiglia ed affrontare il mondo. Accanto alle insicurezze su di sé, sul proprio aspetto fisico, l’adolescente vive forti paure per quanto riguarda le proprie prestazioni e si chiede continuamente se riuscirà ad affrontare o meno le varie prove che l’attendono: l’ingresso nel mondo del lavoro, l’autonomia economica, le responsabilità, le scelte di vita. Si chiede continuamente non solo se riuscirà ad affrontare, ma anche se capirà quali sono le scelte giuste.
In una società estremamente competitiva e brillante non c’è spazio per l’errore, per ammettere di essersi sbagliato, per il non capire, per il non prevedere. Basta un errore e si è tagliati fuori, economicamente, affettivamente, socialmente. I genitori non hanno tempo per seguire, per assistere, per capire le angosce dei figli. I genitori non sono più una guida e non possono più esserlo non per loro scelta, ma per la necessità di assicurare le loro prestazioni ad un mondo del lavoro che non consente margini di errore o di miglioramento. E questo vale sia per il padre che per la madre, non più casalinga, non più madre a tempo pieno, ma anche lei impegnata a produrre quel necessario reddito familiare che sembra non bastare mai.
L’adolescente quindi è solo, senza guide e senza punti di riferimento. Deve emanciparsi, deve farlo in fretta e da solo, deve capire come funziona il mondo. Deve farlo in fretta se non vuole essere tagliato fuori dalla competizione. Vive questa condizione con profonda angoscia e l’unico sollievo che sente è di stordirsi con l’alcol o con le droghe a buon mercato, non potendosi permettere le droghe più potenti e costose.
Quando poi l’iter dell’alcol si è affermato nella vita del giovane ed arrivano le conseguenze più pesanti, come l’incidente stradale, l’arresto per consumo di droghe od il ricovero in ospedale per la perdita della coscienza, ecco che al genitore si spalancano le porte della consapevolezza di come veramente stanno le cose nella sua famiglia ed inizia a capire che quel ragazzino che girava per casa non era più un ingenuo ragazzino, ma un adulto in difficoltà.

[Riferimenti per i dati statistici: www.iss.it
www.alcolisti-anonimi.it
www.ministerosalute.it]
____________________________________
Alcol e tumori

Negli ultimi anni sempre più spesso si è letto che un moderato consumo di alcolici è benefico per le arterie e per l’organismo. Ulteriori e più recenti studi hanno approfondito queste evidenze e sono giunti alla conclusione che l’alcol, bevuto alle classiche modiche quantità durante i pasti, non solo non procuravano alcun beneficio, ma sono in grado di generare dei pericolosi rischi per la salute. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha affermato, recentemente, che l’etanolo contenuto negli alcolici è un potente cancerogeno. Un consumo regolare di alcol incrementa i rischi di cancro alla cavità orale, alla faringe, alla laringe ed all’esofago. Inoltre è accertata una correlazione tra consumo di alcol e cancro del fegato e del colon-retto. Questi studi concludono affermando che il rischio di subire danni esiste a qualsiasi livello di consumo, comprese le classiche modiche quantità.
_____________________________________
Incidenza dell’abitudine del bere fuori pasto

Età maschi femmine

11 -17 2.4 1.2
18-19 5.0 4.1
20-24 9.0 5.8
25-29 9.1 3.4
30-34 6.9 2.5
35-44 6.5 1.9
45-54 6.3 1.5
55-59 7.7 1.4
60-64 6.0 1.0
65-74 6.0 0.9
oltre 75 3.6 1.2

Fonte: Istat (2007)

(cannavicci@iol.it)

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