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agosto/settembre/2004 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Disturbi alimentari
di Carlo Rodorigo

Oggi si parla di obesità in crescita nel nostro Paese, ma non è meno grave un altro problema da non trascurare: i “disturbi dell’alimentazione”.
Il fatto preoccupante è l’abbassamento d’età in cui si presenta questo fenomeno. Mentre la donna ha la fissazione di essere grassa anche se pesa 30 chili, il maschio si vede male in un fisico gracile confrontandosi con i modelli imposti dai media. A questi aspetti più comuni si unisce l’ossessione di mangiare giusto, sano e corretto. Da tutto ciò scaturiscono i problemi che sono molti e tutti a danno di un equilibrio giusto nell’organismo.
Cominciando ad esaminare l’”ortoressia”, o cibi sicuri, ci rendiamo conto che è facile identificare gli individui che ne soffrono. Per loro è importante “fare la spesa”. Il più delle volte si sobbarcano a percorrere molti chilometri per trovare ed acquistare quei prodotti che ritengono gli unici sicuri, consultando le etichette che li qualificano. Se devono partecipare ad una vena, non toccano sibo se non dopo aver chiesto che cosa esattamente siano le pietanze e cosa contengono. Questa ossessione impedisce di nutrirsi adeguatamente, e quindi si tratta di una vera e propria patologia psicologica.
Un altro disturbo è dato dalla necessità di una alimentazione senza controllo che induce a ingoiare tanto cibo in pochi minuti.
Ma la classica patologia alimentare, quella più nota, è rappresentata dall’anoressia e dalla bulimia.
Per la bulimia si riesce a superalimentarsi per poi vomitare spinti dal terrore di aumentare di peso. Per l’anoressia si abbraccia la teoria della fame che in pochi mesi fa diminuire di peso anche di 20 chili. L’organismo umano è costrtto così a ricorrere ad intefratori che fra l’altro disturbano anche la condotta sessuale.
Questi disturbi interessa infanzia, adolescenza ed età adulta. E’ in aumento il disturbo alimentare dopo i 40 anni più per le donne in menopausa, che lo adottano credendo così di controllarel’ansia e lo stress della vita moderna.
L’anoressia può essere stimolata dalla moda attualche che presenta e decanta il magro e il muscoloso, creando un problema di identità.
I modelli che ci vengono sottoposti fanno perdere l’obiettività nel decidere su ciò che è importante e ciò che non lo è. Tutti vogliono essere “come gli altri” e questo può distruggere l’equilibrio psicologico.
C’è un metodo per prevenire questa patologia?
Sì, c’è, iniziando una educazione alimentare molto presto, dalla prima infanzia, seguendo un rito che rispetti la somministrazione dei pasti. Se non bastasse, affrontare la situazione in giovane età, il più presto possibile, per evitare che la situazione divenga incurabile.
Ci sono delle regole da seguire che possono interessare le famiglie per affrontare questi problemi appena si manifestino. E’ duro mantenere la calma, la pazienza per intervenire su questi fatti, ma quasi sempre si raggiungono risultati validi.
In famiglia si deve migliorare la comunicazione, specialmente con i figli. Se ci rendiamo conto che nostro figlio ha un grave disturbo alimentare, dobbiamo evitare di colpevolizzarlo e tanto meno colpevolizzarci poiché questo non porta a nulla.
Ricordiamo e voncinciamoci che il problema alimentare è lo specchio di un disagio psicologico intenso e profondo. Quindi non spingere o sollecitare il figlio quando rifiuta il cibo.
Non dimenticate gli altri figli (se ci sono) perché anche loro devono essere oggetto di tutte la vostra attenzione. Certamente può aiutare l’abitudine di mangiare tutti insieme ad orari stabiliti.
Continuare a partecipare alla vita sociale di sempre senza isolarsi.
Chiedere l’aiuto di medici specialisti per affrontare l’argomento e tentare di risolverlo. Ci sono alcuni centri specializzati pubblici in Italia, che seguono i disturbi del comportamento alimentare, tra i quali Palazzo Francisci di Todi che accoglie pazienti anche molto giovani. Questo centro, offerto in uso da un ente benefico, è seguito da una équipe di psicologi e psichiatri che stabiliscono le linee guida per intervenire sui disturbi alimentari. Qui si studia l’ansia provocata dai pasti; niente farmaci ma attività prima e dopo i pasti. Corsi di danza, lezioni d’inglese, letteratura e filosofia, pittura e musica aiutano a mantenere l’impegno allo studio. Si cerca di educare la mente a guardare oltre il cibo e il peso, alla propria identità. Qui insegnano di nuovo a nutrirsi senza rinunciare alle emozioni e ai sentimenti. I genitori vengono istruiti a gestire la situazione di fine ricovero.
Con questo metodo vengono recuperati fino all’80% degli assistiti anche se, purtroppo, c’è il rischio di ricaduta. Tuttavia tentare non nuoce.

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