home | noi | pubblicita | abbonamenti | rubriche | mailing list | archivio | link utili | lavora con noi | contatti

Giovedí, 22/10/2020 - 14:53

 
Menu
home
noi
video
pubblicita
abbonamenti
rubriche
mailing list
archivio
link utili
lavora con noi
contatti
Accesso Utente
Login Password
LOGIN>>

REGISTRATI!

Visualizza tutti i commenti   Scrivi il tuo commento   Invia articolo ad un amico   Stampa questo articolo
<<precedente indice successivo>>
Maggio-Giugno/2006 - Articoli e Inchieste
Enigmi
Da Maria Maddalena alla Gioconda le tracce di un pericoloso Santo Graal
di Massimo Gramole

L’uscita sugli schermi del film tratto da “Il Codice da Vinci”,
il bestseller dello scrittore americano Dan Brown, ha provocato
una nuova alzata di scudi da parte delle autorità ecclesiastiche,
e di gruppi religiosi di vari Paesi, contro le tesi presentate sia nel libro
che nella sua versione cinematografica. E al centro della vicenda
torna Leonardo con il suo “misterioso” dipinto

Con l’uscita del film la polemica su “Il Codice da Vinci”, il thriller scritto dal professore americano Dan Brown, si è rinfocolata e ha assunto dimensioni più ampie. E, diremmo, più incisive. Già il fatto che in tutto il mondo fossero state vendute in due anni 50 milioni di copie di un libro il cui tema centrale è che Gesù era sposato e aveva avuto una discendenza terrena, era stato sufficiente a suscitare una serie di reazioni, dall’accusa di blasfemia all’irrisione. Ma un libro resta un libro, uno fra decine di migliaia che vengono pubblicati ogni anno, e si sa che anche i bestseller hanno vita breve. E del resto Dan Brown, a parte la trama “gialla” e i protagonisti moderni della vicenda (compreso uno psicopatico killer dell’Opus Dei), di suo non ha inventato nulla, e nemmeno scoperto qualcosa di nuovo. Del fatto che il Gesù descritto nei Vangeli avesse una compagna, e che da questa unione fossero nati dei figli, si è scritto da secoli, e in proposito solo negli ultimi decenni sono stati pubblicati numerosi studi, basati su sinossi e ricerche storiche, che avallano questa tesi. Quanto all’inserimento della Monna Lisa di Leonardo, le interpretazioni di questo dipinto sono varie, e in fondo quasi tutte compatibili con l’ipotesi di Brown, considerando l’estrosa (ed enigmatica) genialità di da Vinci. Ma, ancora una volta, quante persone leggono le ricerche storiche ?
Un film è tuttaltro discorso. E se una casa di produzione cinematografica come la Sony-Columbia Pictures Corporation decide di investirvi 125 milioni di dollari, è il caso di tornare sull’argomento, e, in un certo senso, di correre ai ripari. Regista Ron Howard (lo stesso di “Apollo 13” e il premio Oscar “A beautiful mind”), sceneggiatore Akiva Goldsman, interpreti Tom Hanks, Aubrey Tautou (“Il favoloso mondo di Amélie”), Jean Reno, Alfred Molina, Jan McKellen: le riprese sono state effettuate a Parigi e in Inghilterra. Per la prima volta, il Ministero della Cultura francese ha concesso l’autorizzazione di girare delle scene nelle sale e nei corridoi del Louvre, durante la notte e nei giorni di chiusura del museo: naturalmente, sono state evitate le luci dirette sui quadri, e la “Monna Lisa” e stata sostituita da una copia. Vietata invece l’abbazia di Westminster (sembra su richiesta della regina, dato che il libro, attaccando la Chiesa cattolica, non risparmia quella Anglicana), e, a Parigi, vietata anche la chiesa di Saint Sulpice, per ordine del parroco, che, in un cartello affisso all’ingresso, ha accusato il libro (e quindi anche il film) di raccontare “menzogne pagane”.
Annunciato come l’evento cinematografico del 2006, il film, prima ancora di essere proiettato sugli schermi è stato oggetto di contestazioni da parte di organizzazioni cristiane americane, che hanno scelto l’arma del boicottaggio, prendendo di mira la Sony, che attraverso una sua società è anche distributrice de “Il Codice da Vinci”: i promotori dell’iniziativa hanno chiesto a “tutti i cristiani, non solo i cattolici, a non acquistare i prodotti Sony”, vale a dire computer, lettori dvd, televisori, macchine fotografiche, videocamere, cellulari, palmari, software, e così via. Apparentemente più “soft” la posizione dell’Opus Dei, che, tramite il suo sito web e altri canali di comunicazione, ripete che Dan Brown ha falsato la realtà, e non merita di essere preso in considerazione; mentre il suo ufficio Informazioni in Giappone ha indirizzato il 13 aprile scorso una lettera aperta “agli azionisti, dirigenti e impiegati della Sony Corporation, premettendo che “questa lettera non ha alcun intento ma solo informativo. La inviamo, con il massimo rispetto, ai membri di una società giapponese di grandi tradizioni, per i motivi che spieghiamo qui di seguito”. Non essendo a quella data ancora uscito il film, il messaggio dell’Opus Dei si riferisce al libro che ne costituisce la trama:”Come probabilmente sapete già, vi sono vari aspetti del romanzo “Il Codice da Vinci” che deformano la figura di Cristo , e che investono le credenze religiose dei cristiani. Inoltre, nel libro si afferma che la Fede cristiana è basata su una grande menzogna e che la Chiesa cattolica si è servita lungo i secoli di metodi delinquenziali e violenti per tenere le persone immerse nell’ignoranza. Il romanzo mescola realtà e finzione, e alla fine non si capisce dove venga fissato il limite fra la realtà e l’invenzione, tanto che un lettore ignorante dei fatti storici può giungere a conclusioni erronee, e può pure essere spinto a guardare la Chiesa con minore simpatia, quando invece essa merita indubbiamente molto rispetto”.
Di concerto con le polemiche di stampo religioso, Dan Brown ha dovuto affrontare anche le accuse di plagio, che difficilmente potevano mancare a un’opera di così grande successo. A promuovere un procedimento giudiziario, risoltosi con un nulla di fatto, davanti all’Alta Corte di Londra, sono stati due scrittori, il neozelandese Richard Leigh e l’americano Michael Bagent, che insieme all’inglese Henry Lincoln nel 1982 pubblicarono, presso l’editore Random House (lo stesso di Dan Brown) “The Holy Blood and the Holy Grail” (Il Sangue Santo e il Santo Graal): un saggio nel quale si affermava che Gesù aveva sposato Maria Maddalena, che da queste nozze era nato un figlio, e che la sua discendenza, costretta alla clandestinità, era stata protetta dai Templari. Tutti elementi che si ritrovano nel romanzo di Brown. Sufficiente per parlare di plagio? “E’ una completa fantasia – ha dichiarato lo scrittore in tribunale – Baigent e Leigh sono soltanto due dei tanti autori che hanno descritto un’ipotesi del genere su Gesù, e che ho letto per preparare il mio romanzo. Io e mia moglie abbiamo incontrato svariati storici ed accademici, viaggiando dal Vaticano alla Francia, dall’Inghilterra alla Scozia, per studiare le basi storiche del romanzo”. Comunque, Brown ha voluto rendere omaggio a Bagent e Leigh anagrammandone i nomi in quello di leigh Teabing, uno dei personaggi principali del suo libro, uno studioso che ha nella sua biblioteca l’opera dei due scrittori. “Trovare la trama è la parte più facile – ha spiegato Brown ai giudici di Londra – Il difficile è far funzionare la struttura del romanzo.
Ma chi è Dan Brown? 41 anni, figlio di un professore di matematica e di una musicista, docente di lingua inglese, sposato con una storica d’arte, lo scrittore appare come il classico intellettuale del New England, un americano europeizzato che dopo la laurea ha proseguito i suoi studi in Francia, Spagna e Italia, e unisce la passione della ricerca al gusto del sensazionale. In effetti, i suoi modelli dichiarati sono Tom Clancy, noto autore di thriller, e Umberto Eco: di quest’ultimo in particolare apprezza (e nel suo libro si nota) “Il pendolo di Foucault”. Prima de “Il Codice da Vinci” ha pubblicato, con discreto successo tra romanzi, “Digital fortress”, sulla Nsa l’agenzia che coordina i servizi segreti statunitensi, “Deception point”, sull’industria aerospaziale, e “Angels & Dermons”, con ambientazione vaticana. Certo, nessuno di questi libri ha avuto, nemmeno di lontano, la risonanza del “Codice”.
E, come si è detto, la risonanza porta alle polemiche. Alle quali Brown risponde nel suo sito web (http://www.danbrown.com) con cortese e distaccato fair play:
Quanta verità c’è in questo romanzo?
“Il Codice da Vinci” è un romanzo, e quindi è un lavoro di fiction. Mentre i protagonisti del libro e le loro azioni sono ovviamente inventati, gli elementi architettonici, i documenti, e i rituali segreti descritti nel romanzo sono reali, come le opere di Leonardo da Vinci, i Vangeli Gnostici, la Dea Madre, ecc. Questi elementi reali vengono interpretati e discussi dai protagonisti. Mentre io ritengo che alcune di queste teorie discusse dai protagonisti meritano attenzione, ogni lettore può esplorare questi punti di vista e giungere a una sua personale interpretazione. Nello scrivere questa storia ho sperato che essa servisse da catalizzatore, che spingesse la gente a discutere sui più importanti argomenti della fede, della religione, e della storia.
Questo libro è anticristiano?
No. Questo non è contro nulla. E’ un romanzo. Ho scritto questo racconto sforzandomi di esplorare alcuni aspetti della storia cristiana che mi interessano. La grande maggioranza dei cristiani devoti lo comprendono, e considerano “Il Codice da Vinci”un romanzo che promuove discussioni spirituali e dibattiti. Malgrado ciò, un piccolo ma rumoroso gruppo di persone ha proclamato che questo libro è pericoloso, eretico, e anti-cristiano. Mi dispiace di avere offeso queste persone, ma devo aggiungere preti, suore e pastori mi contattano di continuo per ringraziarmi di aver scritto questo romanzo. Molti ecclesiastici apprezzano “Il Codice da Vinci” per aver suscitato un rinnovato interesse per aspetti importanti della fede e della storia cristiana. E’ importante ricordare che un lettore non deve essere d’accordo con ogni frase del libro per servirsene come stimolo di introspezione ed esplorazione della fede.
E si torna alla trama de “Il Codice da Vinci”. Jacques Saunière, famoso curatore del Louvre, viene ucciso di notte nella Grande Galleria del museo, da un killer dell’Opus, e per Robert Langdom, un professore di Harvard esperto di linguaggio simbolico in visita a Parigi, “un Harrison Ford in giacca di Harris Tweed”, ha inizio una frenetica corsa tra la Francia e la Gran Bretagna sulle tracce dei Templari, alla ricerca del Santo Graal ( il Sang Real, la discendenza di Gesù e di Maria Maddalena): Ma prima di morire, Saunières è riuscito trascinarsi fino alla Monna Lisa, lasciando una macchia di sangue davanti al dipinto, e ha tracciato il suo ultimo messaggio crittografato sul plexiglas che protegge il volto di donna più celebre al mondo. Volto di donna? O di un androgino? Un’immagine simbolica dell’unione dei due sessi? Un’allusione alla “femminilità sacra” venerata dai cosiddetti “pagani”, e violentemente negata dalle gerarchie ecclesiastiche una volta assunte al potere, da Costantino in poi? Un riferimento alla sposa del Messia, del Cristo, da Leonardo raffigurata anche nell’Ultima cena, compagna ed erede del Maestro, già allora osteggiata da Pietro, maschilista e invidioso del suo potere? Sono argomenti nei quali il professor Langdon si muove a suo agio come un pesce nell’acqua, ma ora deve muoversi in fretta, perché si tratta anche di non farsi ammazzare. Ovvio, in un thriller.
“Boicottare quel film in nome della tolleranza”, titolava l’Avvenire, quotidiano della Cei, il 4 maggio scorso. Concetto non chiarissimo, ma espresso senza ambiguità, accompagnato da un inserto che riportava la condanna da parte di alti prelati. Angelo Amato, vescovo e segretario della Congregazione della dottrina della Fede: “Un coacervo di offese, calunnie, errori storici e teologici nei confronti di Gesù, dei Vangeli, della Chiesa”. Severino Paletto, arcivescovo di Torino: “Ho provato ribrezzo nel leggere il libro, e mi auguro che i cristiani non vadano a vedere il film”. Seguono altre sentenze, egualmente severe, e tra queste quella dell’arcivescovo di Canterbury, primate anglicano, che denuncia una manovra per “nascondere la vera storia del Cristianesimo”.
“Io sono cristiano – ribatte Dan Brown – e mi considero uno studioso di storia delle religioni. E più apprendo, più sono le domande che mi trovo davanti”. E in effetti, volendo seguire i rari riferimenti storici contenuti nei quattro Vangeli “ufficiali” sorgono alcuni interrogativi di rilievo, dalle due Natività, così diverse e persino contrastanti tra loro, al processo e alla condanna di Gesù. Ma la Storia e la Fede sono due cose ben distinte, e i Vangeli non sono libri di Storia. “Credo quia absurdum” confessava Agostino. Detto questo, ogni ricerca ha in sé il germe del dubbio, e un dubbio può non essere condiviso, ma bollarlo come blasfemo potrebbe sembrare un controsenso.

<<precedente indice successivo>>
 
<< indietro

Ricerca articoli
search..>>
VAI>>
 
COLLABORATORI
 
 
SIULP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
 
Cittadino Lex
 
Scrivi il tuo libro: Noi ti pubblichiamo!
 
 
 
 
 

 

 

 

Sito ottimizzato per browser Internet Explorer 4.0 o superiore

chi siamo | contatti | copyright | credits | privacy policy

PoliziaeDemocrazia.it é una pubblicazione di DDE Editrice P.IVA 01989701006 - dati societari