A dispetto di qualche “nostalgica” visione, la coscrizione militare obbligatoria è da considerarsi assurda e anacronistica per i tempi che stiamo vivendo. Il decremento delle nascite, l’aumento della scolarizzazione e una cultura distante anni luce da quella dei decenni passati, rendono il ritorno alla leva decisamente impossibile. Ma cosa ha rappresentato la fatidica “naja” per i giovani del nostro recente passato?

    Un esponente politico della nuova maggioranza di Governo, già durante la sua campagna elettorale, si è genericamente espresso a favore di un ritorno al servizio militare di leva in Italia. Oltre che essere una sorta di “nostalgia”, incompatibile con i nuovi sistemi di difesa, un servizio militare di leva, concepito secondo i vecchi schemi dell’arruolamento per anno di nascita (classe 19..; scaglioni dal primo al dodicesimo in base al mese della chiamata alle armi), è tecnicamente di impossibile realizzazione. Dal punto di vista giuridico ed etico, poi, più che essere coscritto, il soldato di leva vecchia maniera era un “costretto” a fare ciò che, nella maggioranza dei casi (e secondo recenti sondaggi), sarebbe dai più non voluto ed in alcune circostanze anche sgradito. Ma vediamo perché.

    Negli anni Sessanta dello scorso secolo – i c.d. anni del “baby boom” – le nascite si attestavano intorno ad 1.600.000 bambini circa per ogni anno, con una media nazionale di 2, 3 figli per coppia/famiglia e con punte anche di 5, 6 figli nelle regioni meridionali. Oggi, invece, le nascite sono ben al disotto delle 400.000 unità per anno solare, praticamente meno di ¼ rispetto agli anni Sessanta. Questo processo di considerevole diminuzione delle nascite era partito già negli anni Ottanta e ha raggiunto il suo picco minimo in questi ultimi anni del Terzo Millennio. Un solo figlio per coppia è la media attuale, con numerosi nuclei familiari di sole due persone: marito e moglie. Anche i single hanno avuto un exploit, una impennata, in questi ultimissimi anni, decretando, di fatto, una natalità ai minimi storici. Nell’anno del Covid-19, poi, il numero dei morti ha superato abbondantemente quello delle nascite, creando un decremento e, quindi, una netta diminuzione della popolazione.

    Lorenzo Lorusso