In un libro tutti gli editoriali del giornalista e direttore che trascinò il movimento dei poliziotti democratici verso la riforma del 1981. Una figura fondamentale, da anni dimenticata dalle Istituzioni; una voce libera, democratica, ancora oggi fortemente attuale

Nell’aprile 2021, durante le celebrazioni per il quarantennale della legge di riforma della polizia, nella maggior parte delle iniziative istituzionali intraprese si è registrata l’assenza di qualsiasi riferimento alla figura di Franco Fedeli e al ruolo fondamentale da lui svolto nel processo di riforma.

Persino in una pubblicazione ufficiale, promossa dalla Polizia di Stato e curata dal prefetto Carlo Mosca (scomparso proprio due giorni prima di quell’anniversario), tra centinaia di fotografie e interventi celebrativi non vi è alcun cenno a Fedeli o ai “carbonari” del movimento. Né tanto meno al fatto che quella riforma scaturì da una battaglia democratica decennale che, oltre all’appoggio massiccio di altre categorie di lavoratori, vide come protagonisti anche sindacalisti, politici, studiosi e giornalisti.

Non vi è alcun riferimento nemmeno al ruolo svolto dalle riviste dirette da Fedeli. L’unica menzione a “Ordine pubblico” compare tra le immagini, con la foto senza didascalia di una copertina del giornale, relativa però al periodo successivo al licenziamento di Fedeli, a un giornale completamente addomesticato e reinserito nei ranghi.

Nel racconto istituzionale la polizia sembra cambiare da sola, se non addirittura per volontà dei suoi vertici. Gli stessi che si erano opposti per un decennio a qualsiasi cambiamento? Ci chiediamo. Questo tipo di narrazione ha segnato la definitiva appropriazione istituzionale della memoria storica della riforma della polizia, oltre che la risignificazione profonda di quelle vicende. Si tratta di un processo iniziato già nel corso …..

di Michele Di Giorgio