Non fate silenzio, fate rumore e alziamo la voce a favore delle donne e non contro le donne, 365 giorni all’anno… affinché mai più nel mondo una donna venga umiliata e uccisa
Bentulande cun sas feminas
Le donne ci donano la vita, il bene più prezioso della terra, e poi guarda come le trattiamo!
Le andiamo a comprare low cost in tutto il mondo, le teniamo prigioniere dentro casa o per qualche settimana in un magazzino come se fossero merce da vendere o da scambiare. Le massacriamo, le umiliamo, le offendiamo con violenze di ogni genere, senza vergogna.
Le togliamo dignità e personalità, le sbattiamo su un marciapiede come fossero lampioni, le derubiamo sperperando i loro soldi, lasciandole infreddolite, affamate, terrorizzate e annichilite in un angolo.
Le mercanteggiamo, le scambiamo, le rivendiamo come merce usata in cambio di niente: il loro valore è inestimabile e il guadagno che otteniamo è solo vergogna, è nulla, solo fumo. Quando sono ancora adolescenti, scambiamo le donne con una mucca, quattro pecore e tre cammelli, dandole in spose a ricchi o vecchi, mentre dovrebbero stare dietro a un banco di scuola.
Le impediamo di mostrare il loro volto, di lasciare i bellissimi capelli svolazzare al vento portatore di pace e libertà.
Le impediamo di parlare, di udire il loro canto libero, di vestire liberamente usando i colori più disparati e vivaci, precludiamo loro il diritto allo studio e al lavoro, la possibilità di crescere grazie allo studio e al lavoro, di scegliere liberamente la strada da seguire, di fare carriera e migliorarsi.
Abbiamo il coraggio, o meglio la viltà, di non riconoscere i loro meriti nel lavoro, di retribuirle con salari inferiori a quelli del maschio. Si, maschio, non uomo. Violentandole, impediamo la loro libertà alla maternità coprendole con un falso diritto alla vita, perché siamo bestie, nemmeno animali.
Le impediamo di raggiungere gli obiettivi che si prefiggono perché in verità le temiamo, vietiamo loro perfino di sognare e di realizzare i loro desideri.
Tutto ciò non può chiamarsi democrazia. Non esiste la libertà di volare, di sentirsi leggere nella vita. Le tarpiamo le ali, usiamo contro di loro offese, insulti, umiliazioni, vessazioni, privazioni, limiti, insomma… di tutto.
Le impediamo anche di respirare e le sfregiamo, portandogli via la bellezza dei loro armoniosi corpi, perché si insinui in loro il terrore e possano diventare le nostre schiave. Le donne sono solo un oggetto in nostro possesso, nulla più. Le controlliamo e le seguiamo ovunque facendole sentire braccate, le chiudiamo dentro le case e le isoliamo dal mondo perché non possano socializzare.
Poi… portiamo via la loro vita nei modi più barbari e dolorosi. Le bruciamo vive, le lapidiamo, le squartiamo e le abbandoniamo senza pudore voltando loro le spalle e andandocene come se nulla fosse accaduto.
Siamo capaci di metterle dentro valigie e di gettarle via in fondo ad un lago, ad un fosso, come se fossero dei pacchi inutili, oppure le mettiamo dentro un sacco della spazzatura e le scarichiamo come rifiuti, senza alcuna pietà umana. Le donne ci hanno donato la vita, ci hanno insegnato a parlare, a camminare, a leggere per erudirci, ci hanno insegnato tutto e protetto per farci capire cos’è l’amore ed evitare il pianto e il dolore.
Loro… le Donne, ci hanno sempre amato, anche quando eravamo solo un puntino nel loro grembo… E poi? Dopo ogni nuovo femminicidio emerge una finta costernazione, un apparente dolore, una subdola amarezza, una falsa sofferenza e si chiede allo Stato, quasi sempre inesistente, di agire.
Lo Stato, infatti, non risponde. Lo Stato, ossia i primi cittadini, i parlamentari, i politici a qualsiasi livello, coloro che siedono nelle istituzioni e nelle organizzazioni, come pure i restanti cittadini, quasi sessanta milioni di persone, me compreso, è stato condannato dalla Croce Europea per il reato più aberrante… la TORTURA, per i fatti accaduti durante il G8 a Genova. Che cosa pretendere da un torturatore che si reca nei diversi Paesi a parlare di diritti e democrazia, quando ancora deve affrontare i propri segreti di stato, gli scheletri nell’armadio, i terribili accadimenti dell’Itavia, di Aldrovandi, di Cucchi, di Giulio Regeni? A proposito di Regeni, l’Egitto ha ben compreso che lo Stato italiano e gli italiani non contano nulla, perciò per anni ci ha potuto prendere in giro e ci ha sbeffeggiato con macabra tranquillità.
A Palermo, una giovane ragazza sarda, Emanuela Loi, è stata dilaniata insieme agli altri colleghi e ad un giudice… in quel frangente è pure scomparsa un’agenda rossa, ma il Capo dello Stato non è stato capace di farsela restituire dal comandante generale dei carabinieri. Lo avrebbe dovuto esigere anche dietro minaccia di destituzione, ma lo Stato non c’è, i cittadini sono soli e purtroppo loro, le donne, lo sono ancora di più.
E allora, ancora una volta, che cosa pretendiamo dallo Stato? Dovremmo smettere di essere un popolo di pecore e cominciare una sana, democratica e robusta rivoluzione, una battaglia senza armi. Ci farebbe proprio bene mettere da parte gli smartphone e riempire le piazze per confrontarci e parlarci, per mandare a quel paese il marciume che si annida fra di noi, affinché mai più una DONNA nel mondo venga umiliata e uccisa.
Mario Bruno Piras