È più il “come si governa” che il “chi governa” a interessare Simone Weil: del capo del governo e per ogni tipo di potere ritiene più importante come viene delimitato, come si controlla il suo esercizio, come dev’esserne eventualmente punito l’abuso

Grazie al cielo i popoli sono grandi al di fuori delle lugubri vicende della spada. (Victor Hugo)

È possibile portare le riflessioni sulla giustizia, talora radicalmente distanti da ciò che può essere realizzato mediante l’ordinamento giuridico, sul piano di una riflessione che riguardi l’ordine politico e istituzionale? C’è una via che possa condurre anche quest’ultimo lontano da un ordine fondato sulla forza? Si può ipotizzare un ordine sociale e giuridico che corrisponda ai bisogni fondamentali dell’essere umano? Se non si risponde positivamente a queste domande si finisce per dare per scontato che il livello delle istituzioni, e quindi anche del potere, sia sempre non solo distante ma per definizione contrapposto al senso di umanità e di giustizia. […]

Le istituzioni della legittimità

Nello scritto sulla “Legittimità del governo provvisorio” Simone Weil fa l’affermazione decisiva per il nostro tema: «La legittimità non è una nozione primaria. Deriva dalla giustizia». È questa la tesi che abbiamo cercato di supportare con tutti gli elementi che sembravano rilevanti. Cerchiamo di vedere però quali indicazioni politico-istituzionali discendano da questa tesi: indicazioni che paiono importanti sia sul piano teorico (della concettualizzazione) che su quello pratico (dell’azione politica).
La prima di queste indicazioni è relativa alla centralità della Costituzione, intesa come oggetto di fedeltà da parte del popolo e dei governanti. La Costituzione – con la Dichiarazione che spesso Weil considera come vero atto fondativo di un nuovo regime: «Una Dichiarazione fondamentale in grado di assolvere quella funzione per la …..

di Tommaso Greco – Università di Pisa