Nel numero in uscita non abbiamo potuto trattare il tema delle elezioni, non abbiamo fatto in tempo. Scrivo qualche riga oggi, qualche giorno dopo, il tempo giusto per poter esprimere il mio modesto parere su questo risultato elettorale.

Abbiamo fatto i complimenti a Giorgia Meloni, non potevamo fare altrimenti. Non ci si può appellare all’alta percentuale di astensionismo: il suo è un vero successo elettorale, i voti che la portano a Palazzo Chigi sono espressione di un “consenso popolare”, nel senso che questa volta il “popolo” italiano, quello più segnato dalla crisi, si è rivolto a lei e al suo programma per fronteggiare uno dei periodi più difficili del nostro Paese.

La sua vittoria, d’altro canto, riflette la sconfitta, la scomparsa direi, del centro-sinistra (di una sinistra vera e propria, ormai, non se ne parla da anni). Avranno stupito le percentuali con cui Fratelli d’Italia si è aggiudicata le elezioni, ma non il risultato, più che prevedibile: il PD non ha perso solo la fiducia delle classi popolari, ma anche della classe media e imprenditoriale; resta la possibilità di un’opposizione forte con il M5S ma (abbiamo ormai imparato) non c’è nulla di scontato.

Tornando alla vittoria di Fd’I, non possiamo non soffermarci su due dati, direi, quantomeno “suggestivi”. A cento anni dalla marcia su Roma, il Paese compie una forte svolta a destra e la fiamma (proprio quella, tricolore: se ami la mamma, vota la fiamma…) sale al governo, come non era mai successo, in maniera così diretta e a furor di popolo; per carità, viviamo ormai in un’altra epoca, ma è innegabile che certi “tratti somatici” di quell’Italia, così lontani nel tempo, non si siano del tutto cancellati. L’altro dato “storicamente” suggestivo è la prima elezione a premier di una donna: anche qui occorre sottolineare che tale “conquista” non è stata poi così enfatizzata, anche per le scarse simpatie che Giorgia Meloni ha raccolto in questi anni tra le fila dei movimenti delle donne, siano questi più o meno politicizzati.

Insomma, risultato prevedibile ma solo in parte. Il popolo è sovrano e ha fatto una scelta, terrorizzato com’è da quello che può trovare nella cassetta postale nelle prossime settimane. Più che con preoccupazione, noi guardiamo e attendiamo con molta “curiosità” le prime mosse del nuovo Governo. Dal toto-ministri ai primi confronti internazionali, vedremo come verranno affrontate le crisi che attanagliano l’Italia: confidiamo in misure meno “drastiche” di quelle paventate nelle settimane scorse; confidiamo nel perpetuo rispetto dei nostri dettami costituzionali; confidiamo, infine, che il rispetto dei diritti civili (di TUTTI i cittadini) siano sempre tutelati. E ora, dopo i complimenti, possiamo augurare buon lavoro al nuovo Governo.

Il direttore
Ugo Rodorigo