Lugano: telecamere e videosorveglianza. Nella foto una telecamera di sorveglianza. © Ti-Press/Gabriele Putzu

L’utilizzo delle videocamere a circuito chiuso è un fenomeno in enorme crescita. Ma bisogna distinguere tra il bisogno e la “percezione” di sicurezza, senza pagare “troppo” in termini di privacy

Nelle città servono delle risposte più efficaci al bisogno di sicurezza? È questo uno dei temi quotidiani che si fa largo nel dibattito cittadino. La sicurezza è una priorità della qualità della vita su cui la gente legittimamente confida. Per questo motivo chi è preposto a prevenire e affrontare le problematiche concernenti l’ordine e la sicurezza pubblica ha il dovere di essere attento ai segnali d’allarme e alle legittime richieste che provengono dalla gente e dai loro rappresentanti.
Premesso ciò, Cesena è una città tranquilla? La delinquenza, tutto sommato, è un fenomeno marginale, così com’è affermato dai vertici istituzionali? Se così fosse, ci chiediamo perché proviene da una parte consistente di cittadini – esasperati dai continui reati subiti – la richiesta di maggiore controllo del territorio. Nella classifica generale dei reati – dati pubblicati nella classifica del Sole 24 Ore – la provincia romagnola occupa il 26esimo posto nazionale con circa 4 mila denunce ogni 100 mila abitanti. Nel merito, preoccupa la crescente ondata di furti negli esercizi commerciali, vera e propria piaga per il nostro territorio, che ci colloca all’ottavo posto su 106 province (con 849 denunce) e al 17esimo posto per furti nelle abitazioni (1750 denunce). Ovviamente manca una parte rilevante di cittadini che, per svariati e ovvi motivi, non ritiene di ricorrere alla denuncia.
Allora a Cesena le cose funzionano o vi sono campanelli d’allarme sociale che preoccupano i cittadini? Potremmo minimizzare il moltiplicarsi di fatti che avvengono giornalmente in città ed evitare dichiarazioni che spesso non piacciono a chi deve gestire l’ordine e la sicurezza pubblica in tutte le sue forme, o magari tapparci anche le orecchie, nascondendoci nel più facile non vedo, non sento, non parlo. Oppure mettere la testa sottoterra come gli struzzi, con la speranza che non tocchi mai a “noi” quello che tutti i giorni apprendiamo leggendo i quotidiani. Forse è più comodo, ma sicuramente non è la soluzione giusta.

Ugo Vandelli