«Nessuno si salva da solo e loro vengono abbandonati a loro stessi».
L’arte e la poesia come strumento di rieducazione e reinserimento sociale per la popolazione detenuta. Intervista alla poetessa e scrittrice Asia Vaudo
La prima cosa che colpisce incontrando Asia è il suo sguardo trasognato e la sua giovane età, ma appena inizia a parlare ci si rende subito conto che quello è lo sguardo di chi è connessa al proprio mondo interiore e allo stesso tempo si alimenta di ciò che la circonda, rivelando uno spessore umano non comune. Da qualche anno ormai, Asia si prende cura di uno degli aspetti più trascurati dei detenuti, la dimensione dell’anima. Grazie al suo operato prestato a titolo gratuito di volontariato, i detenuti possono ritrovarsi in un mondo ideale fatto di suggestioni e bellezza, dove dimenticare almeno per qualche ora, tutte le brutture e le bassezze del carcere. Vediamo come riesce a realizzare questo vero e proprio miracolo.
Che attività svolge in carcere?
In carcere svolgo un’attività poetica, un laboratorio di poesia a contatto con i detenuti. È libero, per cui chi vuole, chi è interessato, può partecipare.
Vengono molti detenuti?
In media 15-20, dipende dai giorni.
E dove tiene questi corsi?
Ho iniziato a Roma, a Rebibbia; adesso sto continuando a Regina Coeli, dove tengo i laboratori di poesia da circa un anno e mezzo, e da qualche mese sto andando anche nel carcere di Poggioreale a Napoli.
Ha notato delle differenze tra Poggioreale e Regina Coeli?
Sì, assolutamente. Intanto la struttura di Regina Coeli è una struttura antica che nasce come edificio religioso e quando si entra l’impatto con questa architettura tetra è molto inquietante; poi, le condizioni igieniche sono pessime. Si parla anche di una chiusura di Regina Coeli – veramente, se ne parla da anni però adesso si vocifera sempre di più che vogliono chiuderla, anche se non si sa bene quando. Poggioreale invece, per quanto anche questo carcere sia sovraffollato, sicuramente è tenuto meglio, è più curato, meglio organizzato. Insomma, non cade a pezzi come Regina Coeli. Per quanto riguarda i detenuti, a Regina Coeli ci sono molti stranieri, quindi per quanto riguarda l’aspetto linguistico ci sono più difficoltà. A Poggioreale ovviamente ci sono tanti napoletani, però anche a Regina Coeli ci sono molti napoletani (ride).
Perché scegliere di lavorare con dei detenuti?
Questo progetto della poesia nelle carceri è stato ideato da Zingonia Zingone (poetessa di chiara fama internazionale n.d.r.) tanti anni fa. Ha cominciato questi laboratori a Rebibbia nel 2015 e ha battezzato questo progetto “Free From Chains”, cioè “liberi dalle catene”. All’inizio ero un po’ titubante, era una cosa nuova, forte, poi ho …..
di Vittorio Vannutelli