Il tema della “maternità surrogata” è tornato al centro del dibattito politico-mediatico tra dilemmi etici e proposte normative discutibili

Come un fiume carsico che punteggia il paesaggio inabissandosi e riemergendo, così certi temi riaffiorano improvvisamente – ma con perfetta ciclicità – nell’arena politica e giornalistica dopo fasi di quiescenza più o meno lunghe. È il caso della gestazione per altri, quella forma di procreazione comunemente nota come “maternità surrogata” o anche, in senso più dispregiativo, “utero in affitto”, che affonda le sue radici addirittura nell’Antico Testamento, nella vicenda di Sara che, non riuscendo a dare un figlio al marito Abramo, gli offre la propria schiava, Agar, con l’obiettivo di adottarne il figlio dopo il parto. Una pratica attraverso la quale una donna sceglie di portare avanti una gravidanza per conto di altre persone (single o coppie, sia eterosessuali sia omosessuali), che poi decidono di adottare il bambino o la bambina dopo la nascita.
Negli ultimi tempi il dibattito sulla GPA si è riacceso con particolare veemenza sulla scia della richiesta formulata dal governo Meloni ai sindaci di smettere di registrare i genitori “committenti” negli atti di nascita dei figli nati all’estero con questa tecnica, che in Italia è vietata per tutti dalla legge n. 40 del 2004, la normativa di riferimento per la fecondazione assistita approvata durante il secondo governo Berlusconi. Una delle più restrittive d’Europa, con una fitta trama di divieti, spesso irragionevoli, in parte rimossi da numerose sentenze della Corte Costituzionale. Quello sulla GPA è ancora in vigore e riguarda «chiunque, in qualsiasi forma, [la] realizza, organizza o pubblicizza», con pene che prevedono la reclusione da 3 mesi a 2 anni e una multa da 600.000 fino a 1 milione di euro. Di conseguenza, i nostri connazionali, singoli o coppie, di qualunque orientamento sessuale, che vogliano ricorrere alla GPA devono recarsi all’estero, dove questa pratica è oggetto di un variegato mosaico di regolamentazioni assai diverse da paese a paese, sicché è impossibile parlare di un’unica gestazione per altri.

Francesco Moroni