Una piaga sociale che colpisce tutte le generazioni e che assorbe il 7% del Pil nazionale. Intervista ad Alberto Cristani, dal luglio del 2022 impegnato in un progetto sportivo dedicato ai giovani affinché siano in grado di coniugare il gioco con l’educazione alla legalità ed al rispetto dell’altro

Cosa spinge calciatori giovani, famosi e ricchi, che indossano le casacche di club titolati, che con il talento dei loro piedi hanno trasformato la loro passione per il gioco di squadra più famoso del mondo in un’azienda fabbrica soldi, a distruggersi con le scommesse? Come è possibile che, con una vita piena dell’adrenalina prodotta dalle partite, sentano il bisogno di cercare l’emozione nel gioco di azzardo? Ne abbiamo parlato con il giornalista veronese Alberto Cristani.

È possibile dare un giudizio sulle vicende che hanno visto coinvolti Nicolò Fagioli, Sandro Tonali ed altri calciatori?

Non mi permetto di dare giudizi in merito ad una vicenda così delicata e complessa. Già in passato ci sono stati diversi casi del genere, non solo nel calcio e non solo in Italia, e quindi dobbiamo giustamente indignarci ma non stupirci. L’unica cosa che mi sento di affermare, senza rischiare di offendere qualcuno, è che i calciatori non si rendono conto della grande responsabilità che hanno, soprattutto nei confronti dei giovani per i quali sono idoli, modelli ed esempi da seguire e imitare. Vicende del genere screditano la figura del giocatore e, in primis, dell’uomo sportivo, lanciano messaggi sbagliati che distorcono la realtà e creano l’illusione che con il denaro si può tutto e, cosa ancor più grave, che lo stesso denaro ha un valore effimero. Giustamente i giocatori coinvolti negli ultimi scandali hanno ammesso di aver sbagliato e hanno chiesto di affrontare un …..

di Antonio Mazzei