Il post pubblicato dalla Polizia di Stato su Instagram all’indomani del tragico ritrovamento di Giulia Cecchettin ha scatenato un mare di polemiche e si è inserito in un acceso e controverso dibattito sul fenomeno del patriarcato. Il problema c’è e ovviamente non riguarda solo gli appartenenti delle Forze dell’ordine

Mettiamo da parte l’aspetto “emozionale” e, usando un linguaggio molto più incisivo per i tempi che corrono, facciamo “parlare i numeri” di questo 2023: ai primi di dicembre, in Italia, i casi di femminicidio hanno superato il centinaio; ogni giorno, in media, ci sono 80 donne vittime di reato. Le due rilevazioni sono strettamente connesse tra loro e pongono in evidenza un problema che nella nostra società sembra oltremodo immutabile: quello della violenza di genere, che racchiude in sé tante altre tipologie di violenza fino a quello più ignobile del femminicidio.

La tragedia di Giulia Cecchettin ha inchiodato gli italiani per giorni ai notiziari ma ha soprattutto riacceso una fiamma su cui soffia sempre (e subdolamente) troppo vento. È molto indicativo, e dovrebbe far riflettere, come il concetto di “patriarcato”, termine così poco “digeribile” alla massa (dal greco patriarkhēs, per la Treccani: «tipo di sistema sociale in cui vige il “diritto paterno”, ossia il controllo esclusivo dell’autorità domestica, pubblica e politica da parte dei maschi più anziani del gruppo») sia stato utilizzato dalla sorella di Giulia, Elena Cecchettin, il 20 novembre scorso: «I “mostri” non sono malati, sono figli sani del patriarcato». Quanto basta per tornare a sollevare un tappeto che da sempre copre un mare di contraddizioni e di posizioni tutt’altro che vicine, solidali, sensibili a un problema che possiamo tranquillamente definire “millenario”.

Nei giorni successivi al tragico ritrovamento di Giulia, il dibattito sulla violenza di genere si è spostato inevitabilmente sui social e talk show televisivi; abbiamo ripreso i casi più interessanti e, per certi versi, più eclatanti.

 

Il «rumore del dolore»

I social sono diventati un elemento centrale della vita pubblica; sono, nel bene e nel male (a volte più nel secondo), una sorta di “termometro” della società. Ebbene, la colonnina di questo termometro ha toccato temperature molto elevate lo scorso 19 novembre, quando gli admin del profilo Instagram della Polizia di Stato hanno scelto di postare i versi dell’attivista peruviana Cristina Torres-Cáceres: Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima, in solidarietà con Giulia Cecchettin e le altre vittime di femminicidio. Un post identico ad altre centinaia di migliaia condivisi in tutti i…..

di Matteo Picconi