Se l’avvento di un governo marcatamente di destra e, non ultimo, guidato da una donna, ha segnato una svolta senza precedenti nella storia politica della Repubblica italiana, la risposta dall’altro versante del Parlamento è sopraggiunta molto presto, anch’essa del tutto inaspettata.

La vittoria alle primarie di Elly Schlein ha sorpreso tutti, in primis lo stesso elettorato di un Partito Democratico ormai alle corde. Certamente è presto per fare delle considerazioni di natura politica ma l’impatto della giovanissima segretaria PD si è già visto, se non altro sul piano della comunicazione e del confronto.

Nell’ascoltare le prime uscite della neosegretaria, dal caso Donzelli alla strage di Cutro, viene alla mente la tragicomica scena di Nanni Moretti in “Aprile”, quando il regista, davanti a un dibattito televisivo, esortava Massimo D’Alema con la celebre battuta: “dì qualcosa, una cosa di sinistra”. Ebbene, a distanza di decenni forse (sottolineato, FORSE) sulla scena politica potremmo ricominciare a sentire qualcosa di sinistra. Le premesse ci stanno tutte, se solo si pensa ad alcuni dei cavalli di battaglia anticipati dalla stessa Schlein, come i diritti della comunità LGBT e del tema delicatissimo della transizione ecologica, messo clamorosamente da parte della classe politica negli ultimi anni.

Il popolo della sinistra non deve illudersi, ovvio. Un ritorno “identitario” tra le file del PD è tutt’altro che scontato (ammesso che possa parlarsi di “ritorno”); la Schlein dovrà riprendersi un elettorato deluso e il suo volgere lo sguardo ancor più alla sinistra del suo partito può essere politicamente un boomerang.

Indubbiamente un ritrovato entusiasmo a sinistra fa bene al dibattito politico. Un’opposizione più compatta, la storia ce lo insegna, giova alla stessa democrazia, specie in tempi come questi, in un’Europa confusa, messa in ombra dalle tensioni internazionali.

Dobbiamo per forza di cose guardare con interesse, curiosità e (perché no?) anche con un briciolo di speranza alle nuove generazioni che si immergono nel mondo della politica. Anche perché gli “anziani” di oggi, non solo quelli sopravvissuti alla Prima Repubblica ma anche chi è venuto dopo, non sembra che ci abbiano portato tanto lontano, anzi… Ben vengano, dunque, persone di cultura, preparate, sensibili ai nuovi problemi di una società in continuo mutamento, che non siano solo “animali da politica”. Il nostro Paese ne ha veramente bisogno.

L’uomo è fatto evidentemente per pensare: qui è tutta la sua dignità, tutto il suo merito; perciò ha il dovere di pensare bene (Pascal)

Il direttore
Ugo Rodorigo