I decreti per contrastare l’emergenza sanitaria hanno scatenato proteste molto accese in tutto il Vecchio Continente: da un lato l’insofferenza legittima dei cittadini; dall’altro il rischio di strumentalizzazioni da parte delle destre e dei movimenti negazionisti

Lorenzo Baldarelli

Nella nube che dalla Germania si è spostata in tutta Europa è difficile identificare delle identità forti. Estrema destra, gruppi di Ultras, alcuni commercianti esasperati, semplici sbandati e approfittatori ma anche l’estrema sinistra e coloro che ritengono che qualcuno debba pure pagare gli errori del passato. Gli scontri, che hanno coinvolto anche le maggiori città italiane, raccontano uno spaccato complesso ma sempre più rumoroso. La crisi Covid ha aperto il vaso di Pandora su una società che in parte si interroga sul futuro e in parte è già da tempo in crisi.

epa08699249 Police clash with protesters during a ‘We Do Not Consent’ rally at Trafalgar Square in London, Britain, 26 September 2020. Thousends of people gathered at a demonstration to protest against new coronavirus restrictions. EPA/ANDY RAIN

Repubblica Ceca, Polonia, Francia e Inghilterra sono solo le ultime nazioni in cui si è sceso in piazza per protestare contro le restrizioni imposte dai governi per limitare il contagio legato al Covid-19. Ad iniziare però è stata la Germania. Berlino, il 29 agosto trecento manifestanti vengono arrestati durante la manifestazione di più di 38 mila persone. La marcia, autorizzata dopo una battaglia in tribunale, è stata infatti sciolta dalla Polizia per il mancato rispetto delle regole sul distanziamento. «La distanza minima non è rispettata dalla maggior parte (dei manifestanti) nonostante le ripetute richieste» della Polizia, riferiscono le Forze dell’Ordine, «motivo per cui non c’è altra possibilità che quella di sciogliere il raduno». Ma la marcia aveva visto anche episodi più gravi: un gruppo di manifestanti avrebbe attaccato l’Istituto Robert Koch, ente pubblico che raccoglie dati sul Coronavirus, con bottiglie incendiarie.
Sorte analoga era capitata ad una manifestazione con 20 mila manifestanti, questa volta tutti di estrema destra, che si era tenuta il primo agosto. Anche in quel caso la polizia aveva disperso i manifestanti perché non avevano rispettato le norme anti-virus in vigore. Ad oggi il virus sta rallentando in Germania, ma per il governo non è abbastanza: «La situazione si è stabilizzata ma siamo a un livello ancora alto di contagi». Dall’inizio della pandemia sono stati rilevate 833.307 infezioni. Ma è ad ottobre che l’esplosione di malcontento invade l’Europa. Il 25 ottobre Oxford Street, a Londra, viene invasa da una folla di manifestanti. Il coprifuoco, i divieti di riunirsi e le chiusure anticipate non sono piaciuti anche se la situazione è stata critica come in Italia. Addirittura anche Boris Johnson e altri otto parlamentari sono stati messi in autoisolamento dopo che uno di loro è risultato positivo al Coronavirus. Il portavoce ufficiale di Johnson ha motivato la necessità dell’autoisolamento: «Facciamo ogni possibile passo per garantire che il disinfettante per le mani sia messo a disposizione delle persone non appena arrivano all’edificio e che sia disponibile in tutto l’edificio mentre lo attraversi. Ma altri fattori, come la durata della riunione, hanno fatto sì che il primo ministro si auto isolasse e ovviamente seguirà quelle istruzioni». La Gran Bretagna si augura un’uscita dal tunnel nonostante abbia toccato il record di oltre 52mila vittime falcidiate dal Covid. Per Boris Johnson il «sistema di test e tracciamenti sta funzionando». In Polonia, invece, le manifestazioni negazioniste si sono sommate a quelle per la stretta sull’aborto voluta dal Presidente conservatore Andrzej Duda. La Polizia di Varsavia ha arrestato 278 persone dopo la manifestazione tenutasi nella Capitale contro le nuove misure di contenimento del coronavirus». La Francia vive momenti drammatici per via degli attentati terroristici, ma comunque a fine settembre da Marsiglia sono partite le prime proteste. Ma più che la Francia, dove il picco sembra essere passato, è la Svizzera a preoccupare. I suoi 876 posti letto «certificati» in terapia intensiva sono «praticamente tutti occupati» a causa dell’emergenza coronavirus. Il chirurgo generale delle Forze Armate elvetiche, Andreas Stettbacher, ha aggiunto che, grazie all’intervento dell’esercito, i posti in terapia intensiva nella nazione alpina sono stati portati a 1.100 ma la capacità è già all’80%. La prima ondata aveva toccato marginalmente la Svizzera, ma la seconda ondata no. Su una popolazione di 8,5 milioni di persone, diecimila vengono contagiate ogni giorno. Dall’inizio della pandemia, la Svizzera ha registrato 280 mila casi confermati e 3.377 morti. Anche la Svezia, uno dei pochi paesi ad aver scelto una linea morbida nel contrastare il virus, ora è costretta a imporre per la prima volta restrizioni: niente assembramenti e «non più di otto persone nei luoghi pubblici». Anche dalla Spagna, uno dei Paesi più martoriati dal virus, arrivano notizie di un calo dei contagi. Anche qui un nuovo lockdown aveva portato, a fine ottobre, manifestazioni contro le restrizioni imposte dal governo spagnolo per ridurre il numero di contagi. Come in tutte le altre città europee le manifestazioni si sono trasformate in rivolte violente con lancio di petardi, saccheggi e atti vandalici in varie città, in particolare a Madrid e a Barcellona. Solo nella capitale sono stati fermati 32 manifestanti.

In Italia: il Viminale alza l’allerta.

Dopo il Dpcm del 24 ottobre ogni regione italiana è stata attraversata da un clima di protesta. Petardi e bombe carta, fumogeni, cariche della polizia, vetrine distrutte, cassonetti gettati a terra e bruciati. E anche saccheggi. Nel primo giorno di entrata in vigore del nuovo Dpcm, che impone la chiusura di bar e ristoranti alle 18, oltre allo stop di cinema, teatri e palestre, in tutta Italia sono esplose proteste e contestazioni. La tensione sociale dopo gli ultimi Dpcm cresce, la protesta infiamma le piazze di tutta Italia e l’allerta del Viminale è altissima.

Torino. «C’è la necessità di far uscire i dipendenti perché potrebbero esserci problemi di ordine pubblico nei luoghi adiacenti a Palazzo Civico». Così Francesco Sicari, presidente della Sala Rossa di Torino, ha allertato i colleghi dell’assembramento che si era creato in piazza Castello. Circa quattrocento persone, tra cui una cinquantina di ultrà, oltre ad inneggiare che «Il coronavirus non esiste, svegliatevi»; hanno anche iniziato a tirare fumogeni, bombe carta e bottiglie di vetro contro il cordone dei Carabinieri schierato davanti al Palazzo della Regione Piemonte. «Gli agenti sono stati quindi costretti a caricare per tre volte la folla – riporta il Fatto Quotidiano –, spingendo i manifestanti verso via Roma. Qui le violenze sono continuate, con vetrine infrante e cestini dell’immondizia scagliati a terra. Un gruppo è riuscito a entrare anche in un negozio e a saccheggiarlo. Danni anche alle transenne di un cantiere edile, che sono state buttate a terra. Due poliziotti sono rimasti feriti, mentre sono sette le persone arrestate finora, accusate a vario titolo di resistenza aggravata a pubblico ufficiale e danneggiamento. Al vaglio della Digos, invece, la posizione per l’ipotesi di devastazione. Altre due persone sono state denunciate. In tutti i casi si tratterebbe di pregiudicati. I Carabinieri hanno bloccato in centro a Torino, in via San Massimo all’angolo con via Mazzini, due persone, un uomo e una donna, subito dopo l’incendio di alcuni cassonetti».

Napoli. Nel capoluogo partenopeo i giorni di scontri arrivano a tre. Urlano «dimissioni, dimissioni» in migliaia sono arrivati davanti al palazzo della Regione. Tra gli striscioni si legge: «Reddito di salute per tutti, la crisi la paghino i ricchi». A Napoli non solo ultras, la piazza è animata anche «da diversi rappresentanti delle categorie che si sentono danneggiati dal Dpcm, dai ristoratori, ai titolari dei bar, fino ai settori dell’indotto del turismo; ma anche studenti, esponenti dei centri sociali, singoli cittadini che stanno perdendo il lavoro. “A salute è a prima cosa ma senza sorde nun se cantano messe”, un altro degli striscioni. Intorno alla piazza decine di camionette delle Forze dell’Ordine e agenti in tenuta antisommossa». Il Fatto Quotidiano riporta anche che un gruppo di circa 100 persone «ha invece deviato», arrivando sul lungomare. «Durante queste fasi la tensione è stata molto alta e un giovane è stato fermato dalle Forze dell’Ordine».

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