Nel 1923 nasceva l’Organizzazione Internazionale della Polizia Criminale, primo esempio al mondo di cooperazione tra Forze dell’ordine di 195 nazioni. L’importanza della figura dell’italiano Giuseppe Dosi e la delicatezza della gestione dei dati

Roma, 26 novembre 1961, Basilica di San Lorenzo fuori le Mura. Tra i pochi presenti ai funerali di Gino Girolimoni, il fotografo considerato responsabile dello stupro di 7 bambine e dell’omicidio di cinque di esse, prosciolto l’8 marzo 1928 «per non aver commesso il fatto», c’è Giuseppe Dosi, un funzionario di P.s. che aveva indagato sulla vicenda e si era convinto che l’autore degli stupri e degli omicidi fosse un pastore anglicano della Holy Trinity Church. La cosa non era piaciuta al regime fascista che il 19 maggio 1939 lo aveva fatto dispensare dal servizio per «eccesso di potere» e, il 19 giugno successivo, arrestare e detenere per tre mesi a Regina Coeli, da dove verrà trasferito nel manicomio criminale di Santa Maria della Pietà di Roma. Qui resterà sino al 16 gennaio 1941.
Il 4 giugno 1944, giorno della liberazione della Capitale dai nazifascisti, Dosi riuscì a salvare quanto restava dell’archivio nella sede di via Tasso dell’Aussenkommando delle SS, consegnato poi agli Alleati i quali, il successivo 13 giugno, lo nominarono special investigator nella Criminal Investigation Division. Era un riconoscimento all’italiano che più aveva creduto nella cooperazione internazionale di polizia e che, al suo rientro al Viminale con il grado di vicequestore, sarà posto a capo del ricostituendo Ufficio centrale italiano di Polizia criminale internazionale.

Le origini
Dunque c’è pure un italiano nella storia dell’Interpol. I prodromi di questa organizzazione si possono far risalire al 1914, anno in cui il principe Alberto I convocò a Monaco una settantina fra giuristi, magistrati ed appartenenti alle Forze dell’ordine per gettare la basi di una collaborazione poliziesca tra quattordici Paesi.
In quell’assise, il capo della Rigspolitiet danese, Claus Joergensen, illustrò il sistema di identificazione a distanza da lui inventato. Il sistema registrava centinaia di nomi e di indicazioni dattiloscopico-descrittive riguardanti soggetti di ……

di Antonio Mazzei