Sono passati 120 anni da quando, nel 1903, veniva fondata la Polizia scientifica italiana. Ripercorriamo le vicende di quella che, anche mediaticamente, è divenuta la punta di diamante delle Forze dell’ordine

«Non esistono delitti perfetti: esistono soltanto investigatori distratti», sosteneva Sherlock Holmes nell’omonimo film diretto nel 1946 dal regista irlandese Roy William Neill. Quando però l’acume, l’intuito e l’osservazione dello sleuth, come viene chiamato nel gergo anglosassone l’investigatore, non sono sufficienti, servono i tecnici specializzati della Polizia scientifica.

Le origini della polizia scientifica italiana

Nel nostro Paese, la necessità di disporre di metodi scientifici nel campo dell’attività poliziesca iniziò ad essere avvertita nell’Ottocento, con “scientifiche disquisizioni” riportate già in qualche numero del Manuale del funzionario di sicurezza pubblica nato nel 1863 grazie all’intuizione di due applicati al Viminale, Carlo Astengo e Luigi Gatti.

Fu però Cesare Lombroso a trasformare la criminologia moderna in una disciplina autonoma, affermando che «noi abbiamo fatto finora la polizia come si faceva la guerra ai tempi eroici, tutto a casaccio, ad empirismo, dove il merito individuale di alcuni pochi, in astuzia ed in forza muscolare decideva solo della vittoria. Occorreva una polizia ben pagata e retta con criteri scientifici capace di fotografare, telegrafare e soprattutto di conoscere l’uomo delinquente e di combattere i nuovi mezzi del delitto. La conoscenza dei delinquenti, come quella dei malati per i medici, è essenziale per i funzionari di polizia e per i magistrati».

Fu proprio un allievo del Lombroso, Salvatore Ottolenghi, a farsi carico di colmare tale lacuna con l’applicazione del metodo scientifico nelle indagini di polizia, cosicché «dall’Italia venne il primo esempio di una vera Scuola ufficiale completa di Polizia scientifica, con l’insegnamento del metodo razionale, obiettivo, scientifico, che deve informare le indagini nella ricerca del vero, così da formare attorno alla …

di Antonio Mazzei