I primi momenti di malcontento si registrarono già a partire dal 1887. Il protagonismo, poco conosciuto, degli agenti di custodia, nelle lotte iniziali tese ad ottenere migliori condizioni di lavoro. La presunta “identificazione” tra partiti politici e movimenti sindacali

Se è vero che per molto tempo il modello poliziesco italiano è stato oggetto di scarso interesse da parte degli studiosi, è pur vero che ancor meno interesse è stato mostrato, soprattutto dagli storici, nei confronti di quelli che possono esser definiti i prodromi del malcontento nelle Forze dell’Ordine e che sfoceranno, solo nell’Italia repubblicana degli anni Ottanta, nella legge di riforma della Pubblica sicurezza.
I primi fermenti sindacali nelle Forze dell’Ordine si possono infatti ritrovare in alcune pubblicazioni edite a partire dal 1887 (come “La guardia carceraria”, “La riforma degli agenti di custodia”, “La caserma”), nelle quali si chiedevano la diminuzione delle ore di sentinella, il miglioramento dei servizi di casermaggio, la possibilità di indossare abiti civili durante la libera uscita.
La riforma del 1890 placò il malumore degli agenti sino al 23 marzo 1907: alla vigilia dell’emanazione del nuovo regolamento per il Corpo, il quotidiano “Avanti!” riportava la notizia del malcontento del personale; il successivo 1° dicembre, la testata socialista pubblicava un appello nel quale le guardie carcerarie denunciavano a parlamentari e ministri la loro situazione lavorativa.

Antonio Mazzei