Il popolo “odia la guerra” ma è ostaggio della disinformazione e del disinteresse politico. Intanto l’industria bellica procede spedita, un “progresso” impressionante che va dall’aeronautica ai mezzi corazzati, non ultima la militarizzazione dello spazio. Eppure tutte queste innovazioni belliche, che tolgono risorse ai veri bisogni della popolazione, sono le armi di “domani”, di un domani “in guerra”

Siete mai stati sulla piattaforma di una portaerei militare disposta a ospitare cacciabombardieri a decollo rapido, stanziata, magari, nel Mediterraneo? Chi ne ha fatto esperienza sa che è una piazza d’armi bianco-accecante da cui a malapena vedi a distanza il mare, entità, da quel punto di vista, trascurabile. Dà vertigine, hai voglia di un appoggio che non vedi ma che ti ripari. E non è per ignoranza del valoroso mestiere della marineria.

Avete idea di che cosa sia il caccia supersonico americano B2Spirit? Un mostro meccanico lungo una ventina di metri, che ha la forma di un orrendo triangolo nero con l’apertura alare di oltre 50 metri, velocità 1.000 km/h, subsonico, invisibile ai radar, sistema di puntamento a controllo Gps, in grado di colpire 16 obiettivi diversi a ogni singolo passaggio. Fa paura a qualunque cittadino, non al “consorzio” Regno Unito, Giappone e Italia che intendono produrre un caccia di sesta generazione da far debuttare entro il 2035. Dotato di intelligenza artificiale potrà usare armi ad energia diretta, laser, microonde elettromagnetiche, lanciare missili ipersonici e guidare uno sciame di droni programmati. L’Italia, intanto, continua a servirsi dell’F-35: ne possiede una quarantina, ma ne ha prenotati altri 25; un onere rilevante, per i costi degli esemplari, delle infrastrutture, della manutenzione. Ma “nostri”, senza un pensiero alla necessità di una difesa comune europea.

Interessante il progresso impressionante di tutti i veicoli bellici. Novità anche nelle armi per le quali vengono costruiti i sofisticatissimi vettori. Gli Stati Uniti d’America – pensando alle ricerche nucleari dell’Iran e temendo lo sviluppo nel centro di ricerche di Fordow dell’arricchimento dell’uranio conservato a 89-100 metri del sottosuolo – stanno progettando la bomba GBU-57/B, la MOAB, “madre di tutte le bombe”, della serie MOP (Massive Ordinance Penetrator), da mettere in pancia al B-2 Spirit. Può portare 2.250 kg. di esplosivo ed è programmata per penetrare in profondità (per ora 8 metri) strati di cemento armato ed esplodere all’interno di un bunker.

Il primato della modernizzazione va all’aeronautica, ma anche l’esercito rinnova i propri mezzi corazzati e prepara sia un nuovo carro armato a sistema Panther, sia innovazioni dei veicoli da combattimento, sia, soprattutto, un nuovo elicottero, l’AW249 Fenice, per sostituire, entro il 2028, il vecchio Mangusta per agire in sinergia con altri modelli nel quadro cooperativo Nato. A questo fine continuiamo a produrre carri armati: dovremmo prevedere l’esercito comune unitario, ma attualmente l’Europa conta su seimila carri armati da battaglia costruiti in 17 modelli diversi. Tenendo conto che gli Stati Uniti hanno un modello solo, l’M1 Abrams con varianti programmate, gli europei restano distanti anni luce dal cosiddetto Main ground combat system.

Non va dimenticato lo spazio, rassegnati a ricerche e progettazioni non solo scientifiche che possono portare alla militarizzazione dello spazio. Vogliamo andare su Marte? La Space Force ha programmato la piattaforma per mandare in orbita lo spazioplano X 37B, con tecnologie d’avanguardia; un nuovo lancio in agosto dalla base Kennedy in Florida controllerà le capacità di manovra orbitale della piattaforma, ospiterà esperimenti di comunicazioni laser inter-satellitari e sensori quantistici per la navigazione autonoma anche in assenza di copertura Gps. I ragazzini sono stati imbottiti di guerre stellari e, forse, si entusiasmeranno. Ma gli stiamo invadendo lo spazio, non quello dei video ma della coscienza.

Viviamo una fase strana del capitalismo che alimenta il debito delle nazioni (per non parlare dei dazi) e cerca profitti in settori redditizi del sistema come il mercato delle armi. Se si prevedono sacrifici da sostenere, sarà per dare forza alla politica di pace o per gestire programmi di difesa acquistando armi dall’America?

Si fatica a capire. La gente “odia la guerra”, ma è vulnerabile dalla disinformazione e non sa più far sentire la propria voce con il voto quando c’è probabilmente la possibilità di prevenirla. Perché domani la guerra consisterà in quelle armi lì, di cui sarà difficile ricordare i prezzi, costi che si sa rubano welfare e diritti. Ma “il nemico” deve essere debellato con la forza e versare sangue, desiderio perverso che induce i maschi a mettere a rischio la vita indossando una divisa. Stereotipo maligno di un onore che certo non risiede nelle armi se, ormai, causano più vittime civili che militari. E inventiamo armi di offesa diretta, incivili fin dal nome: armi a energia diretta, lanciatori di microonde, frequenze radio, laser; trasmettono ordini, sensazioni o distruggono le capacità nervose, cannoni sonori che rendono sordi anche per sempre, schiume antisommossa paralizzanti. Senza contare l’impiego dell’intelligenza artificiale che, se usata in campo strategico, rende inevitabile preferire i generali del Pentagono che sanno che cos’è la guerra. Con queste prospettive, che cosa sarà mai il nucleare o il ritorno della leva?

di Giancarla Codrignani