Negli ultimi anni si è abbassata l’età d’iniziazione mafiosa. Le mafie usano i social per unire rapidamente gli affiliati e rendere più ardua l’intercettazione dei messaggi, “investono” sugli imprenditori e “arruolano” operai e disoccupati

Sebbene colpite dalla repressione degli apparati investigativi dello Stato, le mafie non smettono di evolversi, di rinnovarsi, di espandersi al di fuori del proprio territorio tradizionale. E di esercitare una capacità attrattiva sulle nuove generazioni. Un aspetto, quest’ultimo, non trascurabile e denunciato dalla Dia (Direzione investigativa antimafia) nelle sue relazioni periodiche dove si evidenzia, negli ultimi anni, un sensibile abbassamento dell’età di iniziazione mafiosa, insieme alla modernizzazione delle strategie della criminalità organizzata.
Mafie, dunque, sempre più giovani, per un fenomeno che non riguarda soltanto le “famiglie” (dove, pertanto, entra in gioco la questione della successione nella reggenza del clan), ma in particolare il bacino di reclutamento dal quale arriva la manovalanza delinquenziale (che denota una crisi sociale che, specialmente nel sud del Paese, non pare concedere ai giovani alternative efficaci per un affrancamento dal “bagaglio” mafioso).
Una prassi per la ’ndrangheta, dove il potere si trasmette per via familiare. Qui in particolare, infatti, è la continuità generazionale che lo perpetua. Basti pensare alla strage di Duisburg del 2007, episodio eclatante della faida di San Luca avvenuto nel giorno in cui una delle sei vittime compiva 18 anni e festeggiava l’iniziazione ’ndranghetista (nella sua tasca fu trovato un santino bruciato del patrono San Michele Arcangelo).
La conferma giunge anche in tempi più vicini. La rituale affiliazione di figli degli ’ndranghetisti al momento del compimento della maggiore età è stata documentata pure, nel 2016, dall’operazione Alchemia, della Dia di Genova e della Polizia di Stato, che ha colpito gli investimenti delle ’ndrine (Raso-Gullace-Albanese) di Cittanova (Rc) e delle cosche (Parrello-Gagliostro) di Palmi (Rc), tra Calabria, Piemonte e Liguria.

Marco Scipolo