Foto Daniele Leone / LaPresse 04/12/2014 Roma, Italia Cronaca Mafia Roma, la lupa capitolina vista attraverso le luci di un mezzo dei Carabinieri. Campidoglio

L’allarme del presidente della Corte d’appello. La convivenza tra proiezioni di mafie tradizionali e organizzazioni autoctone di tipo mafioso. Gli affari illeciti nella Capitale, nel litorale romano e nel basso Lazio

Le mafie potrebbero aver già messo gli occhi sui fondi per il Pnrr e per il Giubileo del 2025. La preoccupazione è stata manifestata, il 28 gennaio scorso durante la cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario, dal presidente della Corte d’appello di Roma Giuseppe Meliadò: «Gli stanziamenti miliardari previsti per la realizzazione degli obiettivi del Pnrr e le ingenti risorse che affluiranno a Roma in vista del Giubileo rendono concreti il pericolo di possibili infiltrazioni della criminalità organizzata. Una macchina burocratica lenta e farraginosa è il principale terreno di coltura di tali pericoli. Un virtuoso equilibrio tra celerità, trasparenza nell’affidamento delle risorse ed effettività dei controlli, specie preventivi, ne è il principale antidoto».

Nel suo intervento Meliadò, riferendosi all’ambito penale, ha anche affermato che la magistratura giudicante e requirente romana ha continuato a fronteggiare nel 2022 «una criminalità variegata ed articolata, che per lungo tempo, bisogna ricordarlo, è stata minimizzata e sottovalutata, specie nei risvolti associativi e nei collegamenti criminali nazionali e sovranazionali, esaltandone piuttosto i tratti più strettamente urbani e metropolitani», precisando: «La verità è che le inchieste degli ultimi decenni hanno dato riscontro a quello che Leonardo Sciascia nel 1961 definì come “la profezia della palma” e cioè che la mafia, al pari della palma che ogni anno risale le latitudini, avrebbe risalito la Penisola fino ad occupare i territori per tradizione e storia immuni dal metodo mafioso. Il numero dei processi con oltre 30 imputati celebrati nell’anno decorso testimonia il peso crescente assunto nel distretto dai reati associativi e di criminalità organizzata, così come vanno ricordati i grandi numeri della sezione misure di prevenzione che gestisce il 39% dei beni sottoposti a confisca nell’intero Paese».

Marco Scipolo