Il delitto di Colleferro ha riaperto il dibattito sulla marginalità e l’esclusione sociale delle periferie cittadine. Oltre alla prevenzione dei crimini, per risolvere il problema le Istituzioni devono ripensare il modello di sviluppo dei territori L’arrivo del Coronavirus, poi, ha regalato lo scandalo dei boss mafiosi usciti per motivi di salute
L’efferato omicidio di Willy Monteiro Duarte ha lasciato un segno indelebile nell’opinione pubblica italiana. Vittima della violenza di un gruppo di bulli ai quali si era opposto per difendere un amico, Willy è diventato il simbolo di una battaglia contro l’ignoranza, la stupidità e l’abbandono delle periferie.
L’assassinio, avvenuto nel comune di Colleferro (uno dei 121 comuni della Città Metropolitana di Roma Capitale), ha riportato in auge la mai risolta “questione delle periferie”.
Argomento interessante allorché deriva da fatti di sangue ma in generale poco digeribile per lo spettatore medio, questa volta il dibattito sulle periferie ha preso sui media mainstream una piega a dir poco deformante, inquadrando lo spazio geografico e socio-culturale dove Willy ha vissuto e dove è stato ucciso con una narrazione imperniata su un dualismo Metropoli/Provincia totalmente falsato. Un tentativo estremo di semplificazione, fondato su una lente urbano-centrica che riduce la Provincia ad un unicum rurale, indistinto, a volte bucolico e romantico, altre volte pericolosa terra di briganti. Quel che manca è sempre la voce dei territori, delle persone che conoscono gli spazi intermedi, le intersezioni appositamente create dal sistema economico dove si generano fragilità e contraddizioni.
Eppure Colleferro e i comuni limitrofi che delimitano la grande periferia di Roma non sono solo luoghi di abbandono. Certamente si può affermare che le condizioni materiali di vita sono peggiorate negli ultimi anni. Dove si è spento un inceneritore (proprio a Colleferro) magari si è costruito un nucleo di case senza servizi o si sono lasciati gli immobili delle case popolari a marcire senza manutenzione.
Fabio Ferrari