Per Bobbio il «compito degli intellettuali è seminare dubbi, non raccogliere certezze». Intervista al professore di Filosofia del Diritto Tommaso Greco, uno dei maggiori studiosi del pensiero bobbiano

Filosofo, docente universitario, senatore, intellettuale, storico: ogni singola “etichetta”, di per sé, si rivela senz’altro inadeguata per descrivere la personalità, il carisma e lo spessore, umano e intellettuale, di Norberto Bobbio, il maggior filosofo del diritto e della politica italiano. Classe 1909, nacque a Torino, dove studiò e si laureò in giurisprudenza e in filosofia, diventando poi professore universitario. Negli anni della Seconda Guerra Mondiale aderì al Partito d’Azione. Trasversali i suoi campi di interesse e vastissima la sua produzione scientifica. Nominato senatore a vita nel 1984 dal Presidente Sandro Pertini, morì vent’anni dopo, sempre a Torino.
Costante fu l’attenzione al delicato rapporto tra potere e diritto, a cui dedicò il corso di Scienza della politica che tenne all’Università di Torino nel 1966; le sue lezioni sono ora state raccolte nel volume “Il problema del potere” (Collana Bobbiana, G. Giappichelli editore, Torino, 2020) dal prof. Tommaso Greco, che ne ha curato anche l’introduzione.
Polizia e Democrazia l’ha incontrato.

Tommaso Greco è nato a Caloveto, in provincia di Cosenza, nel 1968. Laureatosi in Scienze Politiche presso l’Università di Pisa, ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Storia del pensiero e delle istituzioni politiche presso l’Università di Torino. Attualmente è professore ordinario di Filosofia del Diritto nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Pisa.
Tra le sue pubblicazioni: “Norberto Bobbio. Un itinerario intellettuale tra filosofia e politica” (2000, che sta per uscire in traduzione messicana); “La bilancia e la croce. Diritto e giustizia in Simone Weil” (2006); “Diritto e legame sociale” (2012). Ha curato diversi volumi, tra i quali “Dimensioni della sicurezza” (2009) e (insieme a A. Andronico e F. Macioce) “Dimensioni del diritto” (2019). Le sue ricerche sono orientate prevalentemente alla storia del pensiero filosofico-giuridico, al rapporto tra diritti e doveri, alle dimensioni relazionali del diritto. Su quest’ultimo tema ha scritto “Il diritto della fiducia”, volume in corso di pubblicazione presso l’editore Laterza. Dirige la collana “Bobbiana” dell’editore Giappichelli, nella quale vengono riproposte le opere universitarie di Norberto Bobbio, ed è direttore di “Diacronìa. Rivista di storia della filosofia del diritto”. Fa parte del CISP – Centro interdisciplinare di Scienze per la Pace, e del Laboratorio di cultura costituzionale dell’Università di Pisa.

Prof. Greco, quando e com’è stato il suo primo incontro con Norberto Bobbio?

Il mio primo incontro con il pensiero e la figura di Bobbio è stato in occasione della mia tesi di laurea, quando il mio professore di Dottrina dello Stato, Claudio Palazzolo, al quale avevo chiesto se poteva farmi da relatore, mi assegnò un lavoro su “Il concetto di democrazia nel pensiero di Norberto Bobbio”. Poi ho potuto conoscere personalmente il grande filosofo nel 1995, da dottorando del Dipartimento di Studi Politici, a Torino, nel momento in cui suggerii all’editore Donzelli di raccogliere gli scritti del periodo azionista (1945-46), che mi parevano estremamente interessanti da rileggere in quegli anni di grandi trasformazioni della nostra Repubblica (il volumetto uscì poi nel 1996 con il titolo Tra due repubbliche). Fu Bobbio stesso a chiedere all’editore che fossi io a curare la raccolta e così ci incontrammo più volte per preparare insieme il lavoro.

Che cosa l’ha colpita maggiormente?

Mi colpì innanzi tutto nel vedere che ancora in quell’epoca, quando già per ragioni di salute egli faceva vita ritirata, la sua casa era un crocevia di persone alle quali dedicava sempre grande attenzione. Ricordo che un giorno che andai da lui, prima di me c’era stato Giovanni Sartori, il padre (insieme a Bobbio) della Scienza politica italiana, e dopo di me aveva dato appuntamento ad un giovane laureando che voleva parlare con lui di Augusto Del Noce. Insomma, non si risparmiava e non si negava a nessuno, come sa bene chiunque gli abbia scritto o gli abbia fatto avere una sua pubblicazione. Non credo ci sia nessuno che non abbia ricevuto una risposta (e a scrivergli erano in molti, com’è facile immaginare).

Michele Turazza