A cura di Michele Turazza

Richard E. Cytowic – Un cervello dell’età della pietra nell’era degli schermi
Apogeo, 2025, pp. 320, € 24

“La parola latina addictus un tempo descriveva la condizione di chi finiva schiavo per debiti e doveva servire la persona di cui era debitore. La radice della parola significa ‘legato a’. E noi non siamo forse legati come schiavi agli schermi che abbiamo davanti? Se non è così, perché tante persone affermano di esserne dipendenti?”.

Quale dissonanza sperimenta il nostro cervello, originatosi ed evolutosi per un mondo fatto di interazioni fisiche ed esigenze di sopravvivenza, di fronte alla sovrastimolazione e alle dinamiche del mondo digitale contemporaneo? Indaga questi delicati meccanismi Richard E. Cytowic, professore di neurologia e scrittore americano, che, con lo stile coinvolgente dei suoi popolari TED Talk, dimostra come l’esposizione continua a notifiche, social media e flussi incessanti di dati influenzi la nostra capacità di concentrazione, la gestione delle emozioni e persino le relazioni interpersonali. Un saggio avvincente per capire perché siamo tutti così attratti dagli schermi, soprattutto i bambini, il cui cervello è particolarmente vulnerabile: è necessario ripensare al modo in cui utilizziamo la tecnologia, per resistere al suo potere di assuefazione, affrontare distrazioni e ansie e riprendere il controllo del nostro tempo: “Gli schermi sono come il fumo passivo, colpiscono chiunque si trovi nei paraggi. La sola presenza di un telefono ci prosciuga, perché anche il semplice tentativo di non guardarlo consuma energia” (dalla quarta di copertina).

Fabio Geda – La casa dell’attesa
Editori Laterza, 2025, pp. 168, € 16

“La casa dell’attesa”, l’ultimo reportage narrativo di Fabio Geda, ci trasporta nel cuore pulsante dell’Africa, in Angola, Paese tanto affascinante quanto segnato dalla fragilità e dalla speranza, che nonostante abbia conquistato l’indipendenza dal Portogallo cinquant’anni fa, nel 1975 (con Agostinho Neto, medico-poeta, primo Presidente), ha visto la fine di una sanguinosa guerra civile solo ventisette anni più tardi, nel 2002. Geda dà voce a un gruppo di sanitari italiani, appartenenti all’organizzazione “Medici con l’Africa Cuamm”, che operano negli ospedali angolani, intrecciando le loro storie con quelle della casa dell’attesa di Chiulo, al confine con la Namibia, dove le donne convivono durante l’ultimo mese di gravidanza, aiutate dalle ostetriche, che ne monitorano la salute, attendendo il parto: “La Casa de Espera […] non è tanto un edificio ma piuttosto un insieme di relazioni, un’esperienza dell’abitare che cuce pratiche collettive e abilità individuali”.
Lo stile di Geda – autore del best seller “Nel mare ci sono i coccodrilli” – si conferma intenso e evocativo, capace di descrivere con pennellate precise sia la durezza della realtà che la bellezza inaspettata dei piccoli gesti che può emergere anche nei luoghi più isolati, colpiti da siccità e malnutrizione, tra coloro che si trovano a fronteggiare un futuro incerto, sospeso tra la speranza di un cambiamento e il timore di rimanere intrappolati in un presente precario.

Emiliano Sbaraglia – Leggere Dante a Tor Bella Monaca
Edizioni e/o, 2025, pp. 144, € 17

“Eppure ogni mattina persiste un sottile buonumore, una scintilla che si rigenera perpetua, un sottofondo di base, la colonna sonora ideale e necessaria. Sarà la voglia di esserci, di fare la propria parte. Sarà che siamo in una scuola pubblica e dunque, vuoi o non vuoi, vogliano o non vogliano, è un lavoro importante, importante per tutti, per la società intera”.
Attraverso aneddoti toccanti e riflessioni acute stimolati dalla quotidianità di una scuola di un noto quartiere della periferia romana, Emiliano Sbaraglia, esplora la forza universale della poesia di Dante, capace di superare barriere culturali e geografiche, conducendo il lettore in un viaggio sorprendente e profondamente umano. Con una prosa asciutta e incisiva, l’Autore, professore di lettere a Tor Bella Monaca, sa intrecciare le terzine dantesche con i vissuti, le speranze e le difficoltà dei suoi studenti e delle sue studentesse, dimostrando come un testo così antico e apparentemente distante dalle dinamiche contemporanee possa illuminare le vite dei giovani, stemperare le loro paure, aiutarli a realizzare i loro desideri, rispecchiandosi nelle fragilità, nei tormenti dei personaggi danteschi e nelle continue suggestioni che suscita la lettura dell’opera del Sommo Poeta. Il volume, esempio ben riuscito di come la letteratura possa essere potente strumento di inclusione sociale e crescita personale, anche nelle condizioni più difficili, “compie il miracolo di coinvolgere mondi apparentemente lontani, diversi ma non per questo irraggiungibili” (dal Risvolto).

Ugo Vandelli – Frammenti di vita. Nulla accade per caso
La Cesenate Edizioni, 2024, pp. 160, € 10

“Non faccio il poliziotto, sono un poliziotto”. Un lavoro lo si può eseguire o interpretare; lo si può considerare una grigia routine, una noiosa incombenza quotidiana, parentesi tra due timbrature di cartellino; oppure lo si può vivere, con convinzione e dedizione. Ed è quello che ha fatto Ugo Vandelli, storico collaboratore di questa Rivista fin dai tempi di Franco Fedeli, che ha messo nero su bianco i suoi “Frammenti di vita”, pagine in cui il poliziotto sindacalista e giornalista ha raccolto racconti, aneddoti, immagini e retroscena della sua vita, non solo professionale. Classe 1950, Vandelli entra nel corpo delle Guardie di pubblica sicurezza nel 1968, vivendo in pieno il periodo della contestazione, determinante per la nascita di una maggiore consapevolezza del ruolo della polizia nella società, non più corpo estraneo, strumento di potere, ma promotrice e garante dei diritti dei cittadini.

I racconti di Vandelli, che ha concluso la sua carriera come Commissario nella Polfer di Forlì, restituiscono un originale spaccato della società italiana, e in particolare della Romagna, zona in cui l’Autore ha operato, consentendo di ripercorrere i principali avvenimenti di quegli anni, alcuni tragici, come la Banda della Uno Bianca e la Strage di Bologna, altri invece più “curiosi”, come “l’invasione” di San Marino da parte di oltre trenta allievi poliziotti “stradalini” che durante un’esercitazione oltrepassarono il confine di Stato con le loro motociclette, rischiando di far scoppiare un caso diplomatico!

Carl Safina – Alfie e io
Adelphi, 2025, pp. 488, € 32

“La facile intimità che si è instaurata tra me e una piccola rapace mi ha aiutato a comprendere che cosa sia possibile quando smorziamo il nostro senso di contrapposizione rispetto al confine di specie” (dal Prologo).
Autore ormai classico della collana Animalia di Adelphi, Carl Safina, biologo statunitense e professore ordinario alla Stony Brook University, invita i lettori a riflettere sul proprio posto nel mondo del vivente, mediante il racconto della straordinaria relazione con un piccolo esemplare femmina di assiolo americano orientale che lui e la moglie, un giorno del 2018, trovarono in fin di vita nel loro giardino.
La maestria di Safina risiede nella sua capacità di trasformare l’osservazione scientifica più dettagliata in una narrazione avvincente e profondamente umana, godibilissima anche da chi non ha una formazione etologica, in un lavoro che non si limita al resoconto dettagliato del recupero fisico del piccolo uccello, ma analizza altresì, passando in rassegna le maggiori tradizioni filosofiche, la “grande ragnatela relazionale” in cui sono immersi animali umani e non umani e le conseguenze, a livello di sistema, quando vengono meno alcuni nodi di questa intricata “ragnatela”: “Di fatto, non esistono individui, ma soltanto nodi viventi di reti in flusso. Ogni volta che vedevo Alfie o anche solo pensavo a lei, avvertivo qualcosa, tra noi, che ci univa. Dopotutto interagivamo. Avevamo una certa comprensione reciproca”.
“Alfie e io”, magistralmente tradotto da Isabella C. Blum, è un vero e proprio inno al legame indissolubile tra l’essere umano e gli animali, al mondo naturale, un efficace promemoria che siamo tutti parte di qualcosa di immensamente più grande e complesso della prospettiva antropocentrica.


Enzo Caffarelli – L’anima medievale nei nomi contemporanei
Olschki, 2024, pp. 350, € 35

“Tra intriganti ricostruzioni e incongruenze svelate, il presente volume si propone come guida per orientarsi nel labirintico e affascinante mondo dell’onomastica, alla ricerca della più intima essenza dei nomi contemporanei”.
Dai nomi di persona a quelli di città, dalle designazioni delle strade ai marchi delle aziende commerciali, tutto ci proietta in un periodo spesso raccontato con superficialità e scarsa conoscenza. Con il suo “L’anima medievale dei nomi contemporanei” edito da Olschki, Enzo Caffarelli, allievo di Luca Serianni e figura di spicco dell’onomastica italiana, riesce nell’ardua impresa di rendere una materia specialistica non solo comprensibile, ma addirittura avvincente per un pubblico vasto, dimostrando che l’alta divulgazione può sposarsi magnificamente con la chiarezza espositiva. L’opera, frutto di indagini specifiche e dell’autentica passione dell’Autore, riporta all’origine dei nomi in cui risuona l’eco di un Medioevo sorprendentemente vivo e influente: non si tratta di un semplice elenco di etimologie, ma di un viaggio attraverso i secoli, che illumina la presenza dell’“età di mezzo” nell’onomastica italiana contemporanea, contribuendo a restituirle un ruolo di assoluto rilievo nell’ambito degli studi linguistici ed etnografici. Ogni capitolo, che approfondisce un aspetto particolare (come la toponomastica, i cognomi, i soprannomi, le insegne delle botteghe, ecc.), è una piccola perla che rivela connessioni inaspettate, mettendo in luce l’evoluzione e la persistenza di tendenze onomastiche che hanno attraversato i secoli, in un continuum tra passato e presente.
“I nomi si sovrappongono necessariamente alle persone, ai gruppi, ai luoghi, agli eventi, ne segnano il passo, ne declinano le mutazioni, ne narrano le rivisitazioni. L’onomastica, nel suo piccolo rispetto ad altre discipline scientifiche più fondanti, dice la sua anche sul Medioevo e sul fenomeno medievalistico” (dalla Conclusione).


Angelo Panebianco – Principati e repubbliche. Azioni individuali e forme di governo
Il Mulino, 2024, pp. 760, € 48

Il lavoro del prof. Panebianco, emerito di Scienza politica nell’Università di Bologna, ha l’obiettivo di esplorare la genesi e l’evoluzione delle principali forme di governo che si sono storicamente succedute: dai principati alle monarchie, dagli imperi alle repubbliche, fino ad arrivare, nell’epoca moderna, a democrazie e autocrazie. La disamina delle forme di governo è svolta secondo l’approccio della microfondazione, nella consapevolezza dell’insufficienza di studi “macro”, se non accompagnati dall’analisi di “credenze, motivi e scopi che ispirano le azioni degli individui coinvolti, nonché le loro interazioni”, considerati come condizione necessaria, anche se non sufficiente, “per giungere a spiegazioni plausibili dei macroeventi” (dall’Introduzione).
Il volume non si limita a una ricostruzione storica delle forme di governo ma si snoda attorno all’analisi della dialettica tra azioni individuali e strutture politiche che, lungi dall’essere mere entità astratte, sono originate dalle interazioni e dalle azioni di individui e gruppi sociali, inclusi quelli “minori”. Non solo, dunque, principi e re, imperatori e condottieri, ma anche l’agire delle persone comuni che, secondo l’Autore, non sono mai semplici comparse, plasma le varie forme di governo, in tutte le loro configurazioni complesse e differenziate.