Il Gup di Palermo ha punito con l’ergastolo il boss di Resuttana per l’assassinio del poliziotto, ha rinviato a giudizio Gaetano Scotto per complicità e Francesco Paolo Rizzuto per favoreggiamento personale di entrambi
Finalmente un primo punto fermo nella misteriosa vicenda dell’uccisione dell’agente scelto della Polizia di Stato Antonino Agostino, 28 anni, e di sua moglie (incinta di alcuni mesi) Ida Castelluccio, 19 anni, ammazzati a colpi di pistola il 5 agosto 1989 da due sicari – giunti su una motocicletta di grossa cilindrata – presso l’entrata della casa estiva della famiglia Agostino a Villagrazia di Carini (Palermo), vicino all’autostrada per Punta Raisi. Il 19 marzo scorso, il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Palermo, Alfredo Montalto, ha condannato all’ergastolo – sentenza di primo grado in rito abbreviato – Antonino “Nino” Madonia, capo del mandamento di Resuttana, quale autore del delitto, e ha rinviato a giudizio – in rito ordinario – il boss imprenditore Gaetano Scotto come suo complice e Francesco Paolo Rizzuto (all’epoca dei fatti minorenne ed amico di Agostino) per favoreggiamento personale di Madonia e di Scotto. Il poliziotto sarebbe stato sulle tracce di superlatitanti mafiosi (del calibro di Totò Riina e di Bernardo Provenzano) e potrebbe aver scoperto rapporti tra mafia e Stato.
L’agente Agostino e la sua giovane consorte Ida – neodiplomata al liceo classico, impegnata nel volontariato a favore dei minori disabili e con il sogno di diventare docente – si erano sposati soltanto da un mese ed erano da poco tornati dal viaggio di nozze trascorso in Grecia. Al momento dell’agguato il poliziotto non era in servizio: si era fatto cambiare il turno per festeggiare il diciottesimo compleanno della sorella Flora. I due si erano conosciuti tre anni prima, proprio al genetliaco di Flora, di cui Ida era amica. Quando l’agente viene colpito dai proiettili, la moglie grida ai killer: «So chi siete!» e viene ferita mortalmente. Ad assistere alla scena è il padre del poliziotto, Vincenzo, che fino a quando non avrà ottenuto piena giustizia e verità per il figlio e per la nuora continuerà a non tagliarsi barba e capelli.
Le investigazioni furono complicate fin dall’inizio, quando sembrava mancare un chiaro movente. Un rebus lungo quasi 32 anni. Un caso difficile da dipanare, caratterizzato da stranezze, sparizione di documenti (che la Magistratura, dunque, non ha potuto esaminare), singolari ipotesi, depistaggi, delegittimazioni e reticenze. Agostino, arruolatosi in Polizia nel 1986, prestava servizio alle volanti del commissariato San Lorenzo di Palermo. Quando parte per il viaggio di nozze, non è tranquillo: ha l’impressione di essere seguito e per questo si reca al posto di Polizia dell’aeroporto di Catania dove si trattiene per diversi minuti. Quando ritorna al lavoro, rivela ad un collega di essere sulle tracce di qualcosa di rilevante. Ad un compagno di pattuglia avrebbe confidato di avere rapporti con i Servizi segreti.
Marco Scipolo
Errata corrige: si segnala ai lettori che il presente articolo, sulla versione cartacea del numero “Aprile 2021”, contiene erroneamente l’immagine di Salvatore Madonia (e non di Antonino “Nino” Madonia), totalmente estraneo ai fatti criminosi ivi approfonditi. La redazione provvederà a segnalare l’errore anche nel successivo numero di “maggio-giugno 2021”.